Venarotta, completamente ristrutturata. I lavori finanziati dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) e dalla Diocesi di Ascoli Piceno, sono stati coordinati dal geom. Simone Bachetti e dagli ingegneri Mario d’Emidio e Maurizio Maria Malatesta e realizzati dall’impresa edile Casciaroli Giovanni di Roccafluvione. Un look rifatto in tutti i suoi colori originali viste le origini antichissime della chiesa. Infatti, la sua appartenenza ai beni dei Monaci Farfensi, durante l’elezione dell’Abate Berardo primo, risale al 1048. Nel 1163 l’intero territorio venarottese, con tutte le sue chiese, è contenuto nell’elenco della donazione
fatta da Attone di Trasmondo a Goffredo, abate del monastero di S. Maria in Farfa.
Nel “Motu proprio” di Benedetto XIV (4 agosto 1747) riportato dal Sinodo Diocesano di Mons. Marana, la chiesa di S. Flaviano in Capodipiano viene riportata tra le chiese di proprietà Farfense, tanto che sino al secolo XIX il parroco di S. Flaviano pagava un canone annuo all’abate di Farfa.
Gli affreschi che affiorano nel suo interno attestano le sue antichissime origini. Nella visita pastorale fatta da mons. Aragona nel 1580, descriveva che la chiesa era ad una sola navata lunga 8 passi e larga 4, con due altari, di cui uno in stucco ad opera di Lazzaro Giosafatti, mentre l’altro ad opera di Dino Ferrari (1954) a forma di cappella in legno con tabernacolo del 1700 e pala situata al centro dello stesso, raffigurante S. Flaviano e S. Giovanni Battista.
Alla cerimonia di riapertura, organizzata dal parroco don Umberto Puglia, interverranno tra gli altri, il Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno, Silvano Montevecchi e il sindaco del Comune di Venarotta, Emidio Sciamanna.