In programma un concorso pensato per gli allievi delle scuole di tutta Italia
scuole. Presso la Sala consiliare del comune di San Benedetto del Tronto, è stata infatti presentata ‘Mediaeducazione’, la sezione inaugurata cinque anni fa che bandisce un apposito concorso pensato per gli allievi delle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia e che è stata realizzata grazie la contributo della Fondazione Carisap di Ascoli Piceno.
Quest’anno le scuole iscritte al concorso sono 92, provengono da 15 regioni d’Italia e in prima persona gli allievi parteciperanno alle giornate festivaliere. I giorni dedicati a questi piccoli registi in erba, che hanno lavorato sodo insieme ai propri insegnanti per produrre ‘opere prime’, saranno soprattutto quelli di sabato 11, al Kurasaal di Grottammare, lunedì 13, martedì 14, e sabato 18 per le premiazioni, che avverranno presso l’Auditorium comunale di San Benedetto.
Negli ultimi anni la scuola italiana sta scoprendo l’importanza della cinematografia e del linguaggio filmico quale strumento di apprendimento, e ‘Mediaeducazione’ si inserisce proprio in questo contesto. Vuole proporsi come un laboratorio, un’officina che dia modo ai ragazzi di passare dalla postazione di fruitori del prodotto cinematografico a quella di creatori, registi, così da capire meglio come funzionano i media visivi; vuole capire come i giovanissimi percepiscono e utilizzano i media così da poterli meglio integrare nel loro percorso didattico e formativo.
Coloro che presso la Fondazione ‘Libero Bizzarri’ lavorano a ‘Mediaeducazione’, e cioè la presidente della Fondazione ‘Libero Bizzarri’, Maria Pia Silla, la vicepresidente, Flavia Mandrelli, insieme a un folto team di giovani tengono a sottolineare l’importanza della conoscenza del mezzo filmico, perché conoscerlo significa diventare critici e autonomi nel giudizio di quei prodotti visivi di scarsa qualità e dalle intenzioni manipolatorie che spesso hanno come target proprio i giovanissimi. La Silla ha precisato anche l’aspetto più didattico di ‘Mediaeducazione’: «Siamo in una società visuale, ma proprio lo strumento delle immagini non è usato in classe, seppure esso dia una lettura efficace della contemporaneità».