Caldarola, sequestrata opera d'arte di Leoncini

Caldarola, sequestrata opera d'arte di Leoncini

La pala d'altare era stata venduta più di 40 anni fa senza la prevista autorizzazione

a cura di Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti. Fra le opere esposte, c'era una pala d'altare del XVI secolo raffigurante la "Madonna del Rosario", dipinta dal pittore di Arcevia Lelio Leoncini, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista di Scapezzano, a Senigallia, venduta illegalmente negli anni Sessanta, e finita in una collezione privata. Denunciati il proprietario dell'opera (il cui nome compare nel catalogo della mostra) e il presunto ricettatore. Secondo il comandante del Nucleo Cc di Ancona, Salvatore Strocchia, è evidente la buona fede dei curatori della mostra, che hanno esposto la pala senza sospettare nulla. E forse anche il proprietario attuale non era a conoscenza dei trascorsi del dipinto, ricercato da tempo.
La "Madonna del Rosario", un olio su tela di 280 centimetri per 190, era stata venduta più di 40 anni fa senza la prevista autorizzazione, in violazione dell'art. 62 della legge 1089 del 1939 (e del decreto legislativo 42 del 2004) che vieta l'alienazione di beni culturali appartenenti al patrimonio ecclesiastico, anche a coloro che ne hanno la disponibilità materiale per ragioni legate al loro incarico. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Paolo Gubinelli, con numerose perquisizioni domiciliari, acquisizione di documenti e raccolta di testimonianze. 

Sgarbi: «L'ho scoperta in casa di un impresario di pompe funebri ad Arcevia»
«La pala di Leoncini è stata posta sotto sequestro ma con affidamento alla mostra, che chiude a giugno. Quanto alla buona fede del proprietario (la nostra di curatori è fuori discussione), mi sembra del tutto evidente, visto che ha acconsentito ad esporre il dipinto con il suo nome in catalogo». Vittorio Sgarbi appare più divertito che preoccupato dalla vicenda della 'Madonna del Rosario', cercata da tempo dai carabinieri della Tutela del patrimonio artistico e ritrovata ora, quasi per caso, proprio fra le opere dell'esposizione bis sul pittore rinascimentale Simone De Magistris e la sua epoca, allestita nel castello Pallotta di Caldarola. Ancora più curiosa la storia dell'incontro fra il critico d'arte e assessore alla cultura di Milano e il quadro. «L'ho scoperto in casa di un impresario di pompe funebri ad Arcevia, il nonno di Francesca Romana Impiglia, l'ex addetta alla segreteria di Silvio Berlusconi, e di cui il premier in pectore é stato testimone di nozze. Lì per lì ho pensato potesse trattarsi di un lavoro di De Magistris, poi però ho visto che era già repertata come un'opera di Leoncini. Mi ha incuriosito soprattutto per la cornice, di gusto architettonico, e così ho chiesto al proprietario di portarla in mostra, una settimana prima dell'inaugurazione». E il proprietario, che ora si ritrova indagato, ha acconsentito senza difficoltà.   Certo ora, «sempre che i reati non siano caduti in prescrizione, si apre una vertenza giudiziaria. Ma se la pala tornerà alla Chiesa di Scapezzano di Senigallia è comunque un'ottima cosa» secondo Sgarbi. Quanto alla mostra di Caldarola si tratta solo di pubblicità in più.