Nella mostra si incontrano visioni interiori, spaesamenti, memorie del vissuto
di eventi per il cinquantenario della morte del maestro di Monte Vidon Corrado organizzato dalla Provincia nell’ambito di “Saggi Pesaggi” si arricchisce di un nuovo e prezioso tassello culturale. L’esposizione si articola in un percorso di ricerca artistica che copre l’arco cronologico che va dalla morte di Licini ad oggi attraverso le opere di artisti contemporanei. Eugenio Carmi, Pirro Cuniberti, Enrico della Torre, Carlo Lorenzetti, Claudio Olivieri, Concetto Pozzati, Mario Raciti, Germano Sartelli, Marina Sasso, Valentino Vago si sono immersi nella visione interiore del grande artista piceno restituendone con forme, colori, sospensioni gli accenti più intimi ed intensi.
Si tratta di un viaggio in cui si incontrano visioni interiori, spaesamenti, memorie del vissuto, situazioni sempre diverse dove l’immagine dell’arte, per usare le parole di Licini, è “una farfalla che vola di fiore in fiore”, libera di sconfinare in ogni direzione e di essere sempre in armonia con se stessa.
“Questa esposizione testimonia l’universalità e la grandezza di Licini – ha sottolineato l’assessore provinciale alla Cultura Olimpia Gobbi nel suo intervento introduttivo – che ha saputo lasciare un segno indelebile nella cultura del Novecento influenzando anche la contemporaneità con suggestioni capaci di promuovere un dibattito culturale fecondo e di intrecciare la memoria con la visione del futuro”.
“La figura di Licini è quella di un costruttore di incantesimi dove lo sguardo è capace di voli senza ritorno, di slanci nell’infinito, di sogni dentro i percorsi del colore, di sottili equilibri in bilico tra memoria e invenzione” ha evidenziato nella sua presentazione Claudio Cerritelli, curatore della mostra e docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera. “Le opere scelte per questa esposizione – ha proseguito l’insigne storico – costituiscono un ventaglio ampio e articolato di ipotesi espressive che viaggiano sulle ali dell’astratto e del figurale, passando anche per il linguaggio della scultura filtrata dal collage e dal disegno. Gli artisti guardano alla leggerezza della pittura e della scultura come ad un territorio senza confini, spazio basato sulla lontananza e sull’immaginazione del mondo reale, autentica condizione per continuare a usare segni e colori, materie e forme, come strumenti per far affiorare luci che risvegliano lo sguardo dal torpore quotidiano”. La mostra è accompagnata da un catalogo delle opere con un commento critico del curatore, oltre a scritti degli artisti dedicati a Licini e apparati bio-bibliografici.