Una seconda sede espositiva è a Spello, nella chiesa di Santa Maria Maggiore
ha la sua storia nel Quattrocento della bella Umbria. Egli fu anello di congiunzione fra l’arte di Perugino e quella di Raffaello. Lo dimostrano le sue opere, protagoniste della monografica a lui dedicata, da poco inaugurata a Perugia, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, dal 2 febbraio al 29 giugno 2008. Perugia e l’Umbria conobbero nel corso del Quattrocento una straordinaria stagione artistica che donò alla storia dell’arte l’eccellenza del Rinascimento italiano. La presenza in città di grandi maestri come gentile da Fabriano, Beato Angelico, Domenico Veneziano, Piero della Francesca, Filippo Lippi, Benozzo Bozzoli e il costante rapporto con Firenze favoriscono la formazione di una cultura figurativa elegante, raffinata e molto ben aggiornata. La storica dell’arte Paola Santucci nel suo libro La pittura del Quattrocento mostra come studiare la pittura italiana del XV secolo significhi tener conto della storia delle città e della loro estrema complessità nel senso degli intrecci e delle contaminazioni nel linguaggio artistico.
Il trionfo di questa straordinaria e prolifera stagione culturale è rappresentato dalla decorazione della cappella Sistina, un cantiere dove proprio umbri e toscani si fronteggiano.
C’è da sottolineare come Roma sia territorio d’importazione di questi artisti. Risale agli ultimi anni del pontificato di Sisto IV Della Rovere la maggiore impresa pittorica nella città del papa: la decorazione della cappella Sistina in Vaticano. Il 27 ottobre 1481 Pietro Perugino, con Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio, sottoscrive il contratto per affrescare dieci Storie dell’antico e del Nuovo Testamento con le relative cortinae (ossia i finti drappi di stoffa appesi alle pareti) nella parte bassa della cappella più famosa del mondo. A questa decorazione collaborano anche Luca Signorelli, Bartolomeo della Gatta e il Pinturicchio. La ripartizione delle spettanze ancor oggi non è del tutto netta trattandosi della più grande impresa di collaborazione del tempo; è certo invece che la supervisione spettò al Perugino.
Che il Pinturicchio risenta del Perugino è fuor di dubbio. Come nota Giulio Carlo Argan lo aveva già accanto nelle figurazioni dell’armadio di San Bernardino, lo ritrova a Roma in Vaticano“ma lo stile del Pinturicchio è anche molto più duttile, più vario, più capace di raccogliere e mettere a profitto tutti i suggerimenti, anche quelli che potevano venirgli da Botticelli”. Pinturicchio è stato sempre considerato dalla critica un alter ego del “divin pittore” Perugino, tanto che Vasari ha riservato al Nostro parole impietose: “Ebbe nondimeno molto maggior nome che le sue opere non meritarono”.
La mostra intende dimostrare come, pur muovendosi nella stesso ambiente artistico del Perugino, Pinturicchio abbia avuto un ruolo di primo piano nel panorama artistico dell’Italia Centrale. Grazie al suo stile disinvolto ed estroso, Pinturicchio conosce una rapida ascesa: nel giro di poco tempo diviene l’artista più apprezzato e ricercato dell’Urbe. Il suo ingresso nell’ambiente romano, legato a particolari fortunate circostanze, coincide con la decorazione della cappella del cardinale Domenico Della Rovere in Santa Maria del Popolo, ma anche presso la cappella Bufalini in Aracoeli e nella decorazione del palazzo del Belvedere in Vaticano.
La decorazione più stupefacente, per cui acquisisce fama e visibilità, è quella dell’appartamento Borgia in Vaticano: un esteso lavoro ad affresco portato avanti in poco tempo, dove la fantasiosa decoratività si unisce splendidamente ad un gusto sfarzoso e ridondante ma raffinato nel complesso.
Nei suoi racconti per immagini emerge un interesse verso il mondo delle “arti minori”. Le opere di Pinturicchio sono, infatti, colme di dettagli decorativi disegnati e dipinti con un gusto ed una fantasia che sottintendono una grande consapevolezza tecnica e formale.
Tutta la sua nutrita produzione è messa in evidenza in questa monografica: dalla pala di Santa Maria dei Fossi della Galleria Nazionale dell’Umbria, in cui si palesa il talento del Nostro, alla cappella Baglioni -detta anche cappella Bella- a cui è dedicata una sezione apposita della mostra.
Non si può concepire il lavoro di un artista senza considerare le tangenze o meglio le contaminazioni che inevitabilmente fanno parte del patrimonio artistico di una specifica area geografica. E’ per questo motivo che di grande interesse risulta la sezione della mostra dedicata al rapporto tra Pinturicchio e l’urbinate Raffaello Sanzio, in cui viene messo in evidenza il rapporto molto stretto tra i due artisti.
La mostra è curata da Vittoria Garibaldi con la collaborazione di un importante comitato scientifico. L’evento sarà realizzato grazie all’impegno congiunto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria e della Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico, della Regione Umbria, della Provincia di Perugia, del Comune di Perugia, del Comune di Spello, della Diocesi di Foligno, della Camera di Commercio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.
L’esposizione è allestita nella sala della Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle più importanti raccolte della pittura medioevale e rinascimentale italiana, dove nel dicembre del 2006 sono stati completati i lavori di recupero e d’ampliamento degli spazi espositivi.
Una seconda sede espositiva è a Spello, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Qui, nella Cappella Baglioni, più conosciuta come “cappella bella”, si trova un ciclo d’affreschi considerato, insieme alla pala di Santa Maria dei Fossi, il capolavoro umbro dell’artista. Per garantire una migliore godimento dell’importante ciclo di pitture è stato approntato un accurato apparato didascalico e un nuovo impianto illuminotecnico permanente. Nella vicina Pinacoteca Civica è stata inoltre allestita una piccola mostra su “Pinturicchio e le arti minori”.
C’è da rilevare che l’evento è stato concepito in stretto rapporto con il territorio, con uno sguardo attento alla valorizzazione dello stesso e al turismo culturale. Le manifestazioni sono arricchite da percorsi e itinerari regionali che conducono il visitatore a scoprire nei luoghi d’origine, le testimonianze dell’opera del Maestro e della straordinaria stagione rinascimentale.