Il comico è uno dei più sorprendenti talenti teatrali mai spuntati nel centro-Italia
Giovedì 7 febbraio a calcare il piccolo ma accogliente palco sarà l'antropologo comico Domenico Turchi. Lanciato dalla trasmissione televisiva "Gnu" (ideata da Bruno Voglino, scopritore tra gli altri di Piero Chiambretti), Domenico Turchi - anche se tuttora continua ad allevare conigli in Abruzzo - è uno dei più sorprendenti talenti teatrali mai spuntati nel centro-Italia. Interpreta e rappresenta personaggi, caratteri e situazioni di un mondo rurale ormai cancellato da telefoni, televisioni, autostrade, supermercati e centri commerciali. Racconta storie della "bassa", cioè dei contadini, degli ultimi, degli umili, di quelli che bastava fossero nati in campagna anziché in paese per essere guardati dall'alto in basso. Storie di un mondo scomparso, ma certamente non dimenticato, che rievoca tenendo a bada sentimentalismi e nostalgie con una comicità perfettamente padroneggiata, ora scatenata e irridente, ora leggera e garbata, comunque mai sguaiata e gratuita.
Virtuosismo affabulatorio ed un perfetto senso del ritmo sono i punti di forza della recitazione di Turchi, capace anche di una costruzione narrativa (i testi sono suoi, naturalmente) sorprendentemente abile e sicura, strutturata in caratteri, tic e situazioni curati molto bene nei particolari, con l'uso sapiente di più registri linguistici (l'italiano televisivo, il vernacolo abruzzese, l'approssimativo francese dell'emigrante).
Al di fuori di ogni mito bucolico, la morale con la quale Turchi chiuderà il suo intervento è: "Quello che a noi interessa è vivere, non apparire".