La Shoah rivive negli studenti del Trebbiani

La Shoah rivive negli studenti del Trebbiani

A conclusione della rappresentazione è stato proiettato il documentario “La strada di Levi”

programma di iniziative promosso dalla Presidenza del Consiglio Provinciale e dall’Assessorato alla Cultura, in collaborazione con il Comitato provinciale dell’A.N.P.I. e con l’Istituto provinciale per la storia del Movimento di Liberazione nelle Marche di Ascoli Piceno, per ricordare l’immane tragedia della shoah. Un foltissimo pubblico ha infatti seguito la performance teatrale allestita nella Cartiera Papale e curata dagli allievi del Liceo delle Scienze Sociali “Trebbiani” guidati dalla docente Roberta Sperantini. Gli spettatori, a gruppi di 50 alla volta, sono stati accompagnarti in un suggestivo percorso-itinerante con tre diverse stazioni in cui i ragazzi hanno dato vita a brevi ed incisive rievocazioni di momenti altamente significativi legati alla biografia di Primo levi e alla sua esperienza nei campi di sterminio. La scenografia, i testi di Primo Levi e un componimento della poetessa Enrica Loggi hanno contribuito a ricreare un’atmosfera sospesa, densa e drammatica. «Questi ragazzi hanno saputo emozionare trasmettendo il senso di smarrimento e l’inquietudine di intere generazioni private di ogni forma di dignità - ha dichiarato il presidente della Provincia Massimo Rossi che, con l’assessore alla cultura Olimpia Gobbi, ha assistito allo spettacolo – è importante mantenere vivo il ricordo dell’olocausto per operare bene in un mondo che è ancora pieno di ingiustizie e di situazioni in cui mancano libertà e democrazia». «Questa iniziativa didattica si inquadra in un percorso organico ed articolato – ha spiegato l’assessore Gobbi - per conoscere la storia complessa del 900 ed acquisire quegli strumenti critici capaci di far crescere la nostra sensibilità umana e civile». A conclusione della rappresentazione è stato proiettato il documentario “La strada di Levi” di Davide Ferrario e Marco Belpoliti: una sorta di road-movie in cui si racconta a tappe il lungo viaggio attraverso l’Europa che Primo Levi intraprese per tornare a casa, in Italia, dopo la liberazione dal campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, impiegando otto mesi. Gli autori ripercorrono quei seimila chilometri che separavano Levi da Torino, confrontando l’Europa contemporanea con quella da lui descritta ne La Tregua, il libro pubblicato nel 1963 le cui citazioni sono affidate alla voce narrante di Umberto Orsini. Sono paesi profondamente cambiati come mostra l’acciaieria di Nowa Huta in Polonia, costruita dal regime comunista e visitata in compagnia del regista Andrzej Wajda, ma a volte simili come la povera Moldavia, l’incantevole Bielorussia – dove, a Starye Doroghy, Levi trascorre due mesi di pace- la verde Ucraina per tornare nella vecchia Europa di Ungheria, Austria Germania. Emozionante il finale dove un altro scrittore, Mario Rigoni Stern, legge la poesia A Mario e a Nuto, dedicata a lui e a Nuto Rivelli dall’amico Primo Levi:

 

Ho due fratelli con molta vita alle spalle
nati all'ombra delle montagne.
Hanno imparato l'indignazione
nella neve di un paese lontano,
ed hanno scritto libri non inutili.
Come me, hanno tollerato la vista
di Medusa, che non li ha impietriti.
Non si sono lasciati impietrire
dalla lenta nevicata dei giorni