Il nuovo volume è una lunga galleria di ritratti familiari
E’ una lunga galleria di ritratti familiari il nuovo romanzo di Isabel Allende, La somma dei giorni. Con la stessa passione che caratterizza da sempre tutti i suoi romanzi, ancora una volta la popolarissima scrittrice sudamericana riversa in questa storia i suoi sentimenti più veri e più intimi, senza pudori o vergogne. Riannodando i fili dei suoi affetti familiari dopo la morte della figlia Paula, in queste pagine la Allende si descrive e si racconta, con intelligenza ed ironia, come la regina e la “patriarca” della sua grande tribù di famiglia allargata. E lo fa ripartendo proprio da sua figlia Paula. Nel 1994 la Allende aveva dato alle stampe il suo romanzo più commovente, Paula, una sorta di lettera indirizzata appunto alla figlia morta due anni prima, a soli ventotto anni, dopo una lunga e incurabile malattia. A distanza di anni Isabel, in questo nuovo romanzo, riprende la conversazione proprio con sua figlia. Questa volta non sotto forma di lettera ma in forma di diario. La somma dei giorni è infatti una sorta di memoriale in cui la scrittrice racconta a sua figlia, ormai puro spirito ma che per sua madre non ha mai abbandonato la famiglia, i quindici anni successivi alla sua morte, facendo per lei la cronaca della famiglia, faticosamente riunita in California. La storia parte dal giorno del funerale della stessa Paula e da qui il racconto si snoda tra le varie vicissitudini familiari, tra parenti ed “ex parenti”, tra gioie e dolori, tra paure e battaglie quotidiane, tentando di ricongiungere figli e figliastri dispersi tra l’Europa, gli Stati Uniti e l’America Latina. Ed ecco allora campeggiare al centro della narrazione la casa di Isabel, su una collina di San Francisco in California, intorno a cui ruotano e si ritrovano i molti personaggi di questa saga familiare: il figlio Nico con la moglie Celia e i loro tre bambini, la vecchia nonna, convinta di trovarsi ancora in Cile, fidanzate, vedovi, amiche New Age e monache buddiste. Tutti intorno ad Isabel che, tentando di tenere insieme questa stravagante tribù, al centro, immobile come una statua del Buddha, catalizza le attenzioni di tutti. Nelle pagine di questo nuovo romanzo si alza dunque la voce di questa appassionata scrittrice, che è la voce di una madre attenta ma accentratrice, la voce di una donna che ha paura di perdere ancora una volta le persone che ama e i suoi punti di riferimento, vitali e centrali, cioè figli e nipoti, la voce di una donna che con passione e grande forza lotta contro il dolore, grande ed immenso, che si porta nel cuore. Un dolore che si chiama Paula. I ricordi inseguono allora le riflessioni sulla vita, sulla sua opera di scrittrice e sul mondo contemporaneo ma i motivi principali che tengono unita tutta la narrazione sono soltanto due: il rapporto di coppia con il suo secondo marito Willie e l’ansia di difendere questa sua famiglia. Una confessione in piena regola da parte di questa scrittrice che ci accompagna da quasi venticinque anni con i suoi romanzi. Abbiamo sofferto con lei per il dolore di Paula, abbiamo apprezzato gli ideali di libertà e di giustizia contro la dittatura in D’amore e d’ombra, abbiamo sognato e sofferto con Eva Luna, ci siamo immersi nella storia della famiglia Trueba nella Casa degli spiriti. E tra le pagine di tutti questi suoi romanzi c’è sempre lei, l’intellettuale impegnata, la grande artista, la scrittrice amata da tutti. Nel panorama della letteratura contemporanea mondiale è infatti l’unica scrittrice che riesce a parlare con naturalezza delle proprie paure, delle proprie debolezze e desideri, paure in cui tutti i suoi lettori possono immedesimarsi. E’ sempre riuscita a riunire nelle sue storie lacrime e dolore, amori e abbandoni, racconti di vivi e di morti. Ed è forse questa la chiave del suo successo. Non ha paura di parlare di sé Isabel Allende e attraverso questa sua rara capacità ci fa dono di un grande patrimonio: la sua vita reale e immaginaria. Ci confida lei stessa:” Racconto la mia vita con toni epici ed esagerati, a colori, su grande schermo. Il risultato è che ormai non so più distinguere, nella mia versione del passato, che proporzione abbia la memoria e quale l’immaginazione. (…) La mia mente è sempre affollata di storie, ma non crediate che ciò mi renda distratta; al contrario, cammino con gli occhi ben aperti e le orecchie tese, perché anche quanto accade nel mondo è per me fonte di ispirazione”. Sulla scia di Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, questo nuovo romanzo dei giorni nostri rientra nella migliore tradizione delle saghe familiari sudamericane.