Un fenomeno dovuto al fatto che i contributi europei sono di molto superiori ai canoni d’affitto dei pascoli montani, cosicché molte aziende di altre regioni italiane si sono riversate sulle zone interne delle regioni del Centro, facendo lievitare i costi degli affitti, rendendoli troppo onerosi per gli allevatori locali e allo stesso tempo riducendo la possibilità da parte di questi di accedere ai contributi europei. L’assessore Nardone della Regione Puglia, coordinatore delle Regioni per il settore agricolo, ha affermato in una nota inviata a tutti gli assessori che, unitamente ad altre Regioni, ha condiviso ampiamente le osservazioni della Regione Marche, e ha interessato personalmente il ministro Di Girolamo, ottenendo la valutazione di fattibilità tecnica e giuridica di una revisione della normativa. La proposta dalle Marche lascia inoltre la flessibilità alle amministrazioni regionali di applicare le modalità di pascolamento nel territorio in relazione alle condizioni locali per gli utilizzatori dei pascoli. Potranno essere fatte quindi autonome valutazioni sull’opportunità di modificare le norme anche in relazione alle misure agro ambientali del Programma di sviluppo rurale. Di sicuro ci metteremo di traverso contro qualsiasi forma di speculazione che danneggino le Marche, la pastorizia e gli allevamenti delle aree interne e l’abbandono della nostra bellissima montagna appenninica, resa attraente grazie alla presenza di agricoltori e pastori, che la custodiscono anche per le migliaia di visitatori e turisti che sempre più assiduamente la frequentano”. Così l’assessore all’Agricoltura, Maura Malaspina, commentando la condivisione avvenuta in Conferenza delle Regioni, delle misure per contrastare la speculazione sui pascoli montani.