Avvicinandosi alla scadenza delle borse lavoro, molte strutture rischiano di chiudere o ridimensionare notevolmente i loro progetti, visto che l’apporto dei laureati ha dato linfa vitale ad enti carenti di finanziamenti e sostegni pubblici.
“Ringraziamo la Regione per aver consentito ai ragazzi di fare un’esperienza significativa – ha detto in conferenza stampa l’assessore provinciale alla Cultura Davide Rossi, alla presenza dei borsisti, dei rappresentanti degli enti ospitanti e di vari amministratori del territorio -, ma proprio per la ricaduta positiva che stanno avendo chiediamo di prorogare le borse lavoro attuali fino a dicembre o, nel caso non fosse possibile per questioni giuridiche, di indire una nuova selezione. E’ importante evitare un pericolo che il nostro territorio corre: la desertificazione delle attività culturali. La Regione sta incanalando nel ‘Distretto culturale evoluto’ la maggior parte delle risorse per la cultura, ben 4 milioni e 200mila euro, riducendo drasticamente il contributo della legge 4 per i beni e le attività culturali (da 330mila a 58mila euro) e azzerando completamente quello della legge 11 per gli spettacoli dal vivo. Si tratta di una scelta di politica culturale molto netta. Crediamo che le attività culturali non possano essere ritenute valide solo sulla base di un ritorno economico immediato. La cultura come distretto economico non può prevedere solo iniziative di carattere imprenditoriale”.
“All’assessore regionale alla Cultura – ha detto la portavoce dei borsisti Camilla Murgia – abbiamo scritto una lettera, firmata anche dai nostri tutor, sindaci e rappresentanti di Comunità Montane, evidenziando l’importanza dell’esperienza fatta ed i risultati raggiunti. Il percorso per molti di noi non è ancora concluso e senza borsisti alcuni progetti rischiano di essere eliminati. La cultura ha tempi diversi di realizzazione e sviluppo rispetto alle realtà aziendali private: il ciclo di vita di un progetto, dalla sua nascita allo sviluppo e conclusione, è necessariamente più esteso. Ci piacerebbe continuare questa esperienza, siamo stati selezionati tra moltissimi candidati proprio per la nostra preparazione”.
A dar forza a questa richiesta anche i rappresentanti degli enti ospitanti: dal Museo Oliveriano di Pesaro al Museo del Balì di Saltara, dal Centro Studi Vitriviani all’Amat Pesaro, dalla Biblioteca Bobbato all’Università di Urbino, dai Comuni alle Comunità Montane. “Non è un problema solo per i borsisti e per noi enti che siamo in una fase di collasso – ha detto il presidente dell’Ente Olivieri Riccardo Paolo Uguccioni -, si tratta di tutta una serie di iniziative che vanno disfacendosi. E’ vero che si può fare a meno di tutto, ma usciremo dalla crisi di diversi gradini verso la barbarie”.
“I borsisti – ha detto la presidente della Fondazione ‘Villa del Balì’ di Saltara Rosanna Valeri – sono veramente preparati, sarebbe un peccato disperdere professionalità già alte in partenza e che nelle nostre strutture si sono consolidate”.
“La scelta della Regione di incanalare gran parte delle risorse nel Distretto culturale evoluto – ha evidenziato Lucia Ferrati, coordinatrice della rete teatrale della provincia di Pesaro e Urbino per l’Amat – rischia di minare beni comuni come teatri, biblioteche, musei ed il fatto di privare la comunità, la polis, dei beni più democratici per eccellenza, avrà ripercussioni non solo nel presente ma anche nel nostro futuro”.
Presenti anche il presidente della Comunità Montana del Catria e Nerone Massimo Ciabocchi, l’assessore alla Cultura del Comune di Urbania Alice Lombardelli, il direttore dell’Area Cultura e Turismo della Comunità Montana Alto e Medio Metauro Monica Benedetti, il presidente del Centro Studi Vitruviani Paolo Clini, il responsabile del sistema bibliotecario dell’Università di Urbino Sebastiano Miccoli, la presidente della biblioteca “Bobbato” Simonetta Romagna.