“L’idea di progettare il corso all’interno della Scuola di Architettura e Design – ha dichiarato il Prof. Toraldo di Francia – ha tre ordini di ragioni: culturali, tecniche ed economiche. Quelle culturali derivano dal fatto che parlando di abito ci si riferisce non solo al vestito, ma anche all’architettura; dal punto di vista tecnico oggi si può dire che il divario tra i materiali dell’architettura del corpo e quelli dell’architettura delle case si stanno sempre più avvicinando: quando si termoregola una casa si dice, infatti, che le si fa il “cappotto” e quindi la pelle dell’architettura è sempre più simile alle stoffe che portiamo addosso e non è più, come una volta, un accumulo di mattoni, ma spesso è anche una stratificazione di elementi che vengono dal mondo dei tessuti. La ragione di natura economica – prosegue il Prof. Toraldo di Francia – è rappresentata dal fatto che nella Regione Marche sono presenti molti distretti dell’abbigliamento per la produzione di vestiti, calzature ed accessori e, grazie a rapporti di collaborazione con le aziende di questo settore, i nostri studenti hanno potuto produrre abiti e accessori utilizzando i materiali di scarto delle loro lavorazioni che ci sono stati generosamente forniti”. I nostri ringraziamenti oltre che per la fornitura di tali materiali vanno espressi alla azienda Lardini di Filottrano, a Malloni di Porto S. Elpidio, a Risorse Future di Monte Urano e Uno61 di Jesi, per il supporto tecnico e scientifico prestato al successo del Corso.
Gli studenti, nell’ambito del laboratorio, hanno avuto l’opportunità di dare il via al processo di accostamento e sperimentazione di alcune strategie, oggi comuni anche in altri settori della progettazione, quali la contaminazione, il riciclo, il riuso, tenendo presente l’importanza, nell’era del virtuale, del recupero del “fare bene” manuale. Una performance dei nostri studenti dal titolo “Vesto e Rivesto” è stata ospitata dal prestigioso Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.
“Il corso – ha aggiunto il Prof. Toraldo di Francia – ha sviluppato il tema della “eco moda”: oggi, parlare di ecologia nel campo della moda è un argomento estremamente attuale e ci sembrava naturale inserire all’interno della progettazione eco-sostenibile anche la progettazione del vestito; per l’evento finale del laboratorio gli studenti hanno approfondito il tema dell’“Abito/Rifugio”, l’abito per il nomade metropolitano che si può trasformare in un piccolo rifugio per la notte. Il prossimo anno il corso si occuperà probabilmente anche del settore degli accessori: abbiamo già contatti con alcune aziende che producono eco-calzature, prodotte con materiali molto interessanti come il sughero, la canapa, materiali tradizionali nostrani, un po’ dimenticati che vengono però oggi recuperati in un’ottica appunto di sostenibilità ambientale”.