Ad annunciarlo è l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini, che così commenta: “La scomparsa di Zampetti ha rappresentato per tutta la comunità regionale una grande perdita, ma anche l’esigenza, che implica un dovere, d’interrogarci su quanto abbiamo fatto o stiamo facendo e quanto ancora c’è da fare perché il nostro patrimonio storico-artistico e più in generale la cultura abbiano nella società il posto che meritano. Non solo, quindi, una riflessione che si misura con il lascito di una grande eredità di studi e d’impegno ma anche lo stimolo a rilanciare una scommessa collettiva per fare della cultura lievito civile, morale e di progresso e, al contempo, occasione per un nuovo sviluppo e nuova economia”.
“Dalla sua biografia quasi centenaria (1913-2011) – continua Marcolini - emerge tutta la ricchezza e la complessità della sua personalità: dal funzionario dello Stato, pronto a mettere a rischio la propria personale incolumità per ‘salvare’ i capolavori del passato, al docente universitario, attento divulgatore di un sapere costruito anche attraverso un confronto diretto con il ricco patrimonio artistico marchigiano; dal Direttore del Centro Regionale per i Beni Culturali, prodigo di suggerimenti e convinto assertore della necessità di valorizzare artisti, luoghi e istituzioni marchigiane ad Assessore alla Cultura del Comune di Ancona; dai prestigiosi riconoscimenti, ai titoli accademici.
“Ciò che traspare dalla sua attività è la convinta adesione ai valori di una cultura consumata nello studio e nella ricerca ma anche nell’ organizzazione e nella divulgazione delle conoscenze. Una generosa attitudine alla condivisione, scandita da innumerevoli iniziative e mostre, di cui si è fatto promotore, tutte curate con passione e competenza e destinate in egual misura a valorizzare celebri artisti del passato e giovani artisti di talento del presente.
“Quello che, invece, i dati biografici non possono raccontare è il valore dello studioso, capace di indagare con pazienza e tenacia nella profondità dei dipinti per arrivare a sciogliere l’enigma di un’attribuzione; è l’arguta intelligenza di un uomo che ha saputo dialogare, con eguale semplicità e rigore, con i ‘suoi studenti’ e con i più accreditati studiosi, con gli amici e i più alti esponenti della politica internazionale. Con molti, uomini ed istituzioni, ha collaborato dando vita ad iniziative che hanno scritto la storia artistica del nostro territorio regionale, contribuendo a creare un clima di stima e reciproca fiducia, con altri ha condiviso tensioni e accesi dibattiti, a tutti ha offerto, con un sorriso e rassicuranti parole, l’entusiasmo della ricerca e la saggia visione dell’esperienza.
“Il segno di tutto questo resta, oggi, certamente nel ricordo di chi con lui si è confrontato e ha lavorato, nelle azioni compiute ma, soprattutto, nei numerosissimi scritti, che hanno contribuito a far conoscere l’arte delle e nelle Marche e a ‘riscoprire’ artisti come Simone De Magistris, Lorenzo Lotto o Carlo Crivelli.
“Dalle sue opere e dai suoi saggi, che per tanti hanno rappresentato il prendere coscienza e consapevolezza della ricchezza della storia dell’arte della nostra regione, ricaviamo un insegnamento ancora attuale, che ci invita a rinnovare la gratitudine verso il lavoro dello studioso ma anche l’impegno nel segno della cultura come risorsa, come valore”.