Quando si dice ambiente, si dice tutto questo. E’ l’universo rurale, che i pubblici poteri sono chiamati a tutelare per la sua funzione primaria di produzione di cibo e di garanzia dei meccanismi dell’ecosistema. Sulle molteplici attività, normative e amministrative, che il governo regionale realizza attorno a questo tema complesso, fa il punto il vice presidente e assessore ad Agricoltura e Forestazione, Paolo Petrini.
“L’agricoltura – osserva Petrini – dopo l’industrializzazione degli anni ‘70 e l’uso eccessivo di prodotti chimici, sta conoscendo una nuova fase. Ci si è resi conto degli errori del passato e si è cercato un nuovo approccio: riforma della Politica agricola comunitaria a partire dal 1996, Agenda 2000, fino ad arrivare alla riforma Fischler, che rappresenta un punto di svolta nella concezione della politica agricola. Le Marche, rispetto ad altre regioni sono avvantaggiate. Grazie alle caratteristiche morfologiche del territorio regionale che non hanno consentito l’introduzione di determinate tecniche, grazie all’eredità lasciata dalla conduzione a “mezzadria”, all’attaccamento alla terra d’origine, alla conservazione della fertilità dei campi per le generazioni future. Caratteristiche che ci permettono meglio di altri di tornare a tecniche di produzione più sostenibili e in armonia con l’ambiente, sperimentate sempre più da giovani imprenditori. Fertilizzanti e fitofarmaci possono essere un problema se non correttamente utilizzati, qui sta la sfida per i regolatori pubblici: stabilire regole e vigilare sulla loro corretta applicazione. Specie nelle colture ortive di pianura irrigua, dove maggiore è l’industrializzazione del processo agricolo. Oppure nel mettere in relazione norme agricole e norme ambientali. E’ questa la sfida che stiamo affrontando. Gran parte delle misure agro ambientali del Prs Marche 2007 - 2013 hanno infatti come obiettivo il corretto uso dei fertilizzanti: applicazione del metodo “biologico”, con oltre 2700 aziende distribuite sull’intero territorio regionale, accordi d’area per favorire metodi di coltivazione più sostenibili, applicazione di metodi di produzione integrata con l’abbattimento del 30 per cento delle concimazioni azotate, accordi di filiera e tracciabilità della correttezza del processo produttivo”.
Petrini approfondisce, anche le tematiche relative alle aree boschive e protette. “L’aumento della superficie boscata – ricorda – non è sempre un fatto positivo, pur se, tra le trasformazioni dell’uso del suolo, rimane sempre quella complessivamente migliore. Ciò dipende dal contesto geografico, paesaggistico ed ambientale; le aree a bosco sono importanti come quelle a pascolo, le aree agricole e le altre destinazioni che compongono l’equilibrio della copertura, del contesto paesaggistico ed ambientale e della socio-economia di un territorio. Nel caso delle Marche secondo gli standard stabiliti dalla Ue, almeno per le aree montane, siamo al limite e quindi andrebbero evitati nuovi rimboschimenti o, quanto meno, limitarli al necessario (es. recuperi e ripristini ambientali). Dobbiamo puntare, quindi, non tanto a nuovi rimboschimenti, ma alla gestione attiva sostenibile di quelli esistenti, obiettivo del Piano forestale regionale.
La corretta ed attiva gestione porta con se non solo la migliore tutela del paesaggio e dell’ambiente, ma anche migliori condizioni sociali ed economiche per le comunità locali, mantenendone contestualmente storia, cultura, consuetudini, tradizioni, arti e mestieri che rischiano di comprimersi ulteriormente o addirittura scomparire. Considerazioni analoghe vanno fatte per le aree protette. Il raggiungimento delle finalità previste dalle norme europee non è in realtà nella delineazione di aree. La delineazione è solo il primo passo di un processo dinamico a cui viene fatto seguire una conseguente gestione del territorio finalizzata alla risoluzione delle problematiche ambientali rilevate. Occorrono approcci pragmatici e intelligenti quando si parla di natura e ambiente. Altrimenti gli esiti possono essere diversi dai propositi, come nel caso della proliferazione dei cinghiali (più di recente anche del capriolo) e delle problematiche connesse”.