Via Mentana, critiche della titolare del Caffè

Via Mentana, critiche della titolare del Caffè

Sin dai primi di marzo ci siamo mossi con l’amministrazione comunale per cercare di trovare una soluzione che permettesse alla mia attività (e indirettamente alle altre, quindi) di poter lavorare serenamente e nel pieno rispetto delle lecite esigenze dei vicini. Nonostante abbia rappresentato un onerosissimo esborso economico, ci siamo dotati di una vigilanza durante e dopo l’orario di chiusura, cui va aggiunto l’impegno a chiudere un’ora prima.

Non paghi di tali accorgimenti siamo andati molto oltre, però.

Leggo, infatti, di persone che ci accusano di voler far pagare alla collettività un servizio che riguarderebbe “pochi”, ma ribadisco per coloro che hanno, volenti o nolenti, la memoria troppo corta che siamo stati noi a proporre al Comune di installare bagni chimici e videosorveglianza, facendoci carico noi della spesa e della manutenzione degli stessi.
Il primo giorno ogni proposta sembrava essere accolta, salvo essere stoppata dal consigliere o assessore di turno.
Non avremmo gravato per un solo euro sulle casse comunali, ci saremmo accollati ogni onere.
Ci stiamo organizzando per sistemare i servizi igienici al meglio, ma se il Comune non ritiene adeguate le deroghe non le concedesse, perché così ci è stato detto visto che si attendeva il nuovo piano di occupazione del suolo pubblico.
Siamo i primi a condannare l’utilizzo delle vie limitrofe come latrine a cielo aperto e rari non sono stati i casi in cui sia stato proprio il mio staff ad intervenire per arginare il fenomeno.
Sempre da noi partì la proposta di un tavolo tra i commercianti del centro dopo l’incontro col Sindaco, trattativa subito saltata perché la poca lungimiranza dei miei colleghi ha portato a infischiarsene della situazione che si sarebbe ovviamente creata da lì a poco: non riuscendo nemmeno a raggiungere un accordo su un orario di chiusura comune, come potevamo pensare di andare avanti e di accordarci su basilari regole di convivenza?

Mi da fastidio l’atteggiamento da figli e figliastri adottato: noi che abbiamo sposato ogni richiesta pervenutaci siamo stati colpiti, altri locali no. Forse ci sarebbe convenuto risparmiare le migliaia di euro versati alla vigilanza, lavorare fino alle tre di notte e aspettare l’ordinanza che puntualmente sarebbe arrivata.
Almeno non avremmo notato questa disparità di trattamento, visto che qualche sera fa, con il bar chiuso, vi è stato comunque un battibecco per le vie del centro tra residenti e avventori di un altro locale, fermatosi, fortunatamente, a qualche spintone.

L’unico accorgimento che abbiamo chiesto al Comune è stato quello che per forza di cose non poteva essere da noi attuato, ovvero un controllo del territorio attraverso l’utilizzo delle forze dell’ordine che fosse volto a sanzionare i comportamenti più barbari e maleducati che alcuni soggetti pongono in essere. Elevare qualche sanzione rappresenta
essere il miglior deterrente, perché contro certi personaggi le parole non servono.

Le parole del Sindaco mi hanno ferita profondamente, perché affermare che siamo noi a guadagnare e l’amministrazione a pagare distorce la realtà. Proprio ieri mi sono arrivate tasse per oltre trentamila euro, attendo la stangata dell’Imu, ci sono gli stipendi e i contributi dei ragazzi e le bollette. Oltre al mutuo sulla casa e sul bar e le spese che ovviamente attengono alla mia famiglia. Non lavoro per divertimento come altri, il Caffè Mentana è la mia unica fonte di reddito. Siamo noi piccoli esercenti a pagare maggiormente questa crisi e provvedimenti simili rischiano di portarci alla definitiva chiusura. Siamo stati disponibili al dialogo, ho inviato il mio legale e un mio collaboratore a parlare col Sindaco e si era instaurato un clima di collaborazione e distensione, improvvisamente vanificato dal colpo di genio di qualcuno che ha ben pensato di dare del “buffone” al primo cittadino. Ci siamo subito dissociati, anche telefonicamente, con il Sindaco, ma non è bastato.

Il Sindaco avrebbe potuto benissimo agire contro l’autore dell’attacco senza incrinare il clima positivo che stavamo creando da ambo le parti. Perché vedo questa presa di posizione come una ricerca di un pretesto che, puntualmente, è arrivato. Ci sono vicini che si dicono esasperati, ma sono i primi a minacciare di morte ogni sera i miei dipendenti se compiono il temuto crimine di “pulire la strada con la scopa” o qualsiasi passante se per puro caso attraversi via Palestro, a gettare la loro immondizia nei miei cassonetti della differenziata e a diffamare la mia attività affermando che utilizziamo alcolici di qualità scadente e che per questo teniamo i prezzi bassi.

Le mie fatture sono a loro disposizione, se mi accontento di guadagnare un euro e qualcosa su un cocktail anziché lucrare sui ragazzi e far spendere loro 5 - 7 - 10 euro è un problema mio e totalmente in linea con i principi del libero mercato europeo. Prima delle ordinanze dei sindaci, prima delle critiche e delle cattiverie gratuite, prima delle pressioni di qualche consigliere comunale vi è un principio che afferma che è la Repubblica a dover garantire che tutti possano esercitare il loro diritto a lavorare. Sto solo lavorando e da parte mia ho fatto tutto il possibile e necessario, riconoscendo quelle che possono essere le mie responsabilità, provvedendovi. Ma le vere colpe della situazione vanno ricercate altrove. O forse sono io che non sapevo che San Benedetto è una Repubblica a sé e che i dettami costituzionali non hanno validità.