Fiera della pesca, politica comune e impatto sul Mediterraneo

Fiera della pesca, politica comune e impatto sul Mediterraneo

Interviene l'assessore Giannini

 L’approccio al settore ittico deve essere innovato e coniugato alla sostenibilità, in una cornice adriatico mediterranea. Ancona, sede del Segretariato Adriatico Ionico, e tutte le Marche, giocano un ruolo determinante nella costruzione della macro regione adriatica, per riequilibrare verso il Mediterraneo le azioni dell’Europa, spesso troppo concentrate sul versante atlantico baltico. Da questo punto di vista una possibile conferenza nazionale da tenere qui a novembre, aiuterebbe a mantenere alta l’attenzione su un settore importante per l’identità, per l’ambiente e per la crescita economica”. Così Sara Giannini, assessore regionale alla Pesca, portando il suo saluto al convegno dedicato alla riforma della Politica europea di settore, organizzato nell’ambito della Fiera internazionale di Ancona. “Tra il 2000 e il 2010 – ha proseguito – nel comparto c’è stato un calo del 38,3 per cento dei lavoratori addetti, del 28,1 nel numero di imbarcazioni, del 48,8 delle catture. Questi sono i dati, occorre quindi un ripensamento complessivo nell’approccio e nell’uso delle risorse sia nazionali che europee. Siamo in un contesto di crisi generalizzata e di riduzione degli stock ittici, occorre fronteggiare questa situazione. La proposta di Commissione e Consiglio europei per la nuova programmazione della pesca ci preoccupa. Non possiamo permetterci una drastica riduzione degli aiuti, sperando che il settore si traghetti da solo verso l’innovazione. Paesi come l’Italia, ma anche la Spagna e la Francia, hanno tradizioni di piccola pesca a differenza di altri paesi, di questo occorre tener conto. Per questo siamo preoccupati sui versanti dei contributi alla flotta, del mancato sostegno ai piani di gestione delle risorse ittiche, del blocco delle risorse alla diversificazione. Ci preoccupa la difficoltà burocratica legata alle nuove procedure e siamo fortemente contrari alla trasferibilità delle licenze, che rischia di far sostituire l’imprenditorialità diffusa, con le grandi società di capitali. L’Europa non è matrigna, siamo noi che tutti assieme dobbiamo rappresentare meglio le nostre specificità nella costruzione delle norme europee. Al pari delle altre attività produttive, anche la pesca necessita di risorse per ricambio generazionale, innovazione, sostenibilità”