Iniziato il 26 settembre, il sisma aveva danneggiato 22 mila edifici privati, 2.385 edifici monumentali, 1.336 edifici pubblici, 341 infrastrutture e causato 213 dissesti idrogeologici. Le abitazioni evacuate furono 3.687. In un decennio le Marche hanno completato la ricostruzione: “Un vero record per il nostro Paese - ha commentato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca - Al ministro abbiamo presentato tecnicamente le modalità con cui questo è avvenuto, sottolineando che il modello funziona soltanto se c’è una grande condivisione delle procedure e grande coesione sociale. Una ricostruzione avvenuta senza incidenti sul lavoro, a testimonianza di come tutto sia stato realizzato con competenza e responsabilità”. Secondo il ministro Barca, “non c’è stata, in Italia, una capacità sistematica di sedimentare e attingere dalle esperienze precedenti gli elementi più interessanti per offrirli alla riflessione. C’è un accumulo di conoscenza e la stessa ricostruzione de L’Aquila ha dimostrato, in alcuni settori (ad esempio il trattamento delle seconde case ) di sapere apprendere dai terremoti precedenti. Questo deve avvenire, però, in maniera sistematica in tutte le situazioni, tenendo conto dei successi e degli insuccessi delle esperienze precedenti”. Nelle Marche, come in Umbria, ha detto il ministro, “abbiamo assistito a una ricostruzione che ha consentito di mantenere insieme le persone sul territorio. Sono state adottate soluzioni semplici e rapide, che hanno valorizzato la responsabilità dei sindaci”. A Fabriano il ministro ha incontrato il sindaco Giancarlo Sagramola e i protagonisti della ricostruzione. Presente l'assessore regionale Luigi Viventi che ha sottolineato come, quanto realizzato nelle Marche, possa essere utile e di esempio per gestire il sisma in Emilia. Mario Conti (responsabile del coordinamento amministrativo della ricostruzione post terremoto) ha illustrato i punti essenziali del modello Marche: tutte le strutture della Regione mobilitate (“Non abbiamo costituito un unico Ufficio terremoto”), due sportelli operativi sul territorio (a Fabriano e Muccia, “per essere vicini ai cittadini”), delegificazione delle procedure (“Atti amministrativi scritti insieme agli enti locali”), costituzione di un conto vincolato (tracciabilità bancaria della documentazione di spesa), finanziamenti sulla base dei fabbisogni di cassa coerenti alle esigenze effettive. Venanzio Rocchetti (già sindaco di Serravalle di Chienti) ha sottolineato “la piena collaborazione tra Regione ed enti locali che ha guidato la ricostruzione”, mentre Roberto Sorci (già sindaco di Fabriano) ha ribadito come l’applicazione di un modello Marche, basato sui consorzi e i piani di recupero, abbia consentito di ricostruire in dieci anni. “Quello che ci ha differenziato dall’Umbria, con cui abbiamo condiviso questa esperienza drammatica del terremoto – ha concluso Spacca – sono state le modalità operative adottate. Rispetto alla loro ricostruzione, gestita con leggi dell’Assemblea legislativa, noi abbiamo proceduto con leggi cornice emanate dal Consiglio, applicate poi con atti amministrativi che hanno garantito una maggiore flessibilità di gestione e una migliore appropriatezza rispetto alle diverse situazioni dei territori”.
Nel corso della visita il presidente Spacca ha inoltre approfondito con il ministro Barca il progetto della Macroregione, illustrandone le ultime tappe e la prospettiva al 2014, quando, con la presidenza di turno della Ue all’Italia, è prevista la formalizzazione. Il presidente Spacca ha poi parlato con il ministro dell’emergenza neve e dei gravi danni subiti dal territorio regionale nel febbraio scorso, richiamando l’attenzione sulla necessità del sostegno alle comunità colpite.