Terzo settore, riuniti gli stati generali

Terzo settore, riuniti gli stati generali

L’invito degli assessori Marconi, Mezzolani e Luchetti a ripensare a un nuovo welfare

“C’è bisogno – ha detto l’assessore Marconi, intervenendo per primo – che tutta la società modifichi la propria idea di welfare. E’ un percorso culturale che va intrapreso”. “Sul ruolo dell’associazionismo – ha poi continuato – non abbiamo più bisogno di regole positive ma semplicemente di riconoscere una sorta di diritto naturale dell’associazionismo profit e no profit ad esistere, proprio perché già esiste e funziona in modo adeguato e aderente come risposta ai bisogni della società. Quello che dobbiamo ampliare è piuttosto lo spazio di libertà, a cominciare dalla riduzione della pressione fiscale, affinché le singole famiglie abbiano la possibilità di scegliere anche servizi pubblici non statali che loro stessi hanno organizzato in forma cooperativistica che vogliono finanziare”.

“Il tema fondamentale dell’incontro – ha detto l’assessore Mezzolani – è quello di ripensare il rapporto tra terzo settore e istituzioni all’interno di questa fase di cambiamento che stiamo vivendo. L’impegno della Regione per superare le criticità esiste. Nelle Marche il Terzo settore è potuto proliferare grazie anche alla politica seguita dal Governo regionale. E’ da qui che dobbiamo partire per riformare il sistema del welfare in questo momento di crisi finanziaria. E’ uno sforzo difficile da fare e perciò bisogna prendere coscienza dei possibili cambiamenti a cui andiamo incontro”.

“Nelle Marche – ha affermato l’assessore Luchetti – tra Terzo settore e istituzioni esiste un rapporto positivo che è cresciuto nel tempo ma il problema non sta solo nel tipo di rapporto instaurato, quanto nel modo in cui Terzo settore e istituzioni possano collaborare per far cambiare una cultura di base in una società che cambia e che è investita dalla crisi. Si tratta dunque di un problema culturale. Le istituzioni marchigiane, nonostante le difficoltà, i tagli imposti a livello centrale, hanno retto e si sono impegnate per mantenere la coesione sociale. Ora però bisogna uscire dagli schemi e dalle logiche tradizionali legati al vecchio modello di Stato sociale. Dobbiamo cominciare a riprogettare il nostro ruolo per creare una cultura che vada ‘oltre’”.