La crisi e l’agricoltura marchigiana

La crisi e l’agricoltura marchigiana

Ancona -  E’ stato presentato oggi in Regione lo studio “La crisi e l’agricoltura marchigiana”, realizzata da Inea (Istituto nazionale economia agraria) per l'Osservatorio agroalimentare della Regione Marche. Vi hanno preso parte il vicepresidente e assessore all’Agricoltura, Paolo Petrini, il responsabile Inea Marche, Andrea Arzeni, il docente dell'Università Politecnica delle Marche curatore dello studio, Roberto Esposti, il docente della Politecnica coordinatore scientifico del “Progetto Marche 2020”, Pietro Alessandrini. Erano presenti il presidente della sesta commissione consiliare, Adriano Cardogna, i consiglieri regionali, Raffaele Bucciarelli e Massimo Binci.

Lo studio ha approfondito l'impatto della crisi sull'agricoltura marchigiana ed è stato integrato con un’indagine sulle opinioni e i comportamenti degli agricoltori, partendo da un campione di 483 imprese, su cui è stata fatta un’analisi empirica.

“Informazioni come quelle emergenti dallo studio – ha detto Petrini – sono molto utili nella prospettiva di un’efficace allocazione delle risorse della prossima programmazione europea. I finanziamenti Ue sono essenziali per il reddito degli agricoltori ed è quindi importante utilizzare al meglio le relative risorse. La ricca analisi, condotta con attenzione e professionalità dagli autori e presentata oggi, conferma e rafforza l’orientamento tenuto negli ultimi anni dalla Regione nel sostegno al settore primario e nel reperimento dei dati. Orientamento che si basa su politiche differenziate, particolarmente attento alle esperienze delle piccole aziende innovative, ai network orientati al mercato e ai progetti per una maggiore competitività. La promozione del settore agricolo di qui al 2020, dovrà essere sempre maggiormente integrata agli altri settori dello sviluppo territoriale”.

Lo studio ha messo in evidenza, tra l’altro, come il peso dell’agricoltura sull’economia marchigiana è calato negli ultimi anni più che nella media nazionale, attestandosi oggi all’1,5 per cento del valore aggiunto totale regionale (1,9 il dato nazionale). Un ridimensionamento che si inserisce in una tendenza di lungo periodo, su cui la crisi avviata nel 2008 ha sì inciso, ma in modo meno evidente rispetto al settore manifatturiero. Fattori di rilievo emersi sono stati anche la novità storica della volatilità dei prezzi agricoli, il calo della redditività dovuta al forte aumento dei costi di produzione (come sementi e carburanti), la grande importanza della dimensione d’impresa, ma anche la difficoltà ad interpretare il mondo agricolo, dove assieme a quello aziendale, assume rilevanza determinante l’aspetto familiare. La politica agricola europea conferma la sua rilevanza nell’economia agricola, ma l’analisi ha evidenziato anche la sua difficoltà a giocare un ruolo anticiclico, fungendo da rete di sicurezza nei periodi di crisi.