La delegazione era composta, oltreché dall'assessore alla trasparenza Luca Spadoni e dal dirigente del settore Qualità del territorio Germano Polidori, dal presidente della commissione Giuseppe Cappelli, dai rappresentanti dei Comitati di quartiere Elio Core e Luciano Calabresi, dal consulente della commissione ing. Giustino Zazzetta e, per le forze politiche, dalla segretaria della sezione Pd – centro Emanuela Mazzocchi e Giuseppe Marucci di Fli.
Accompagnata dal sindaco della cittadina emiliana Lorenzo Minganti, la commissione ha incontrato il direttore operation Stogit ing. Renato Maroli, il responsabile dell'impianto di Minerbio Antonio Nigro e il geologo Daniele Marzorati, responsabile giacimenti Stogit. I tecnici hanno illustrato modalità e strutture attraverso le quali lo stoccaggio e la successiva erogazione del gas viene effettuata.
Uno degli otto siti gestiti dalla Stogit Snam in Italia, il deposito di Minerbio ha iniziato l'attività nel 1975 su un preesistente giacimento di gas. Il giacimento è stato scoperto nel 1956, dal 1959 al 1971 è stato estratto gas dal sottosuolo e, una volta esaurito, il sito è stato trasformato in impianto di stoccaggio che, per queste caratteristiche, i tecnici hanno definito “di tipo convenzionale”.
“L'attività di stoccaggio del gas naturale – hanno spiegato i tecnici – avviene attraverso un processo industriale che consente di iniettare il gas proveniente dal sistema di trasporto di Snam rete gas in giacimenti che hanno già contenuto idrocarburi e quindi sono idonei a contenere gas naturale. In sostanza, è un sito interamente costituito da un giacimento precedentemente utilizzato per la produzione di gas naturale e adeguatamente convertito allo stoccaggio del gas attraverso idonee infrastrutture”. (come quello che Gas Plus vorrebbe realizzare a San Benedetto, ndr.).
L'impianto industriale ha una portata massima nominale in fase di erogazione di 63 milioni di metri cubi al giorno. I pozzi per lo stoccaggio – che si trovano a una profondità media di 1300 metri (quelli che insisterebbero su San Benedetto sarebbero a una profondità di 2.500 metri) – sono 51, 6 per il monitoraggio; l'impianto di trattamento è composto da 14 colonne con una capacità di 4,5 milioni di metri cubi al giorno. L'impianto di compressione è costituito da 4 turbocompressori alimentati a gas naturale, con una potenza complessiva di 43,200 Kilowatt. Il deposito ha una estensione areale di 8 km, vi lavorano 18 dipendenti e il complesso abitativo è distante 300 metri dal sito.
Dopo la presentazione, la commissione ha intavolato un dibattito con i tecnici ponendo domande e curiosità in merito alla realizzazione dell'impianto emiliano. “Personalmente non avrei problemi a raddoppiare o triplicare lo stoccaggio, purtroppo la condizione fisica del giacimento non ce lo permette – ha ammesso Minganti - La vera criticità è data dalla selva di tubi che abbiamo nel sottosuolo, molti dei quali sono a due metri di profondità, e ne dobbiamo tenere conto ogni volta che dobbiamo fare interventi sulla rete stradale”.