Ancona - Un quadro difficile pesa sui lavoratori della cultura in genere e dello spettacolo in particolare: è la preoccupazione condivisa emersa dall’incontro di ieri tra l’assessore alla Cultura, Pietro Marcolini, e i rappresentanti sindacali regionali dei lavoratori del comparto cultura di Cgil, Cisl e Uil.
La crisi finanziaria generale, i tagli che pesano in modo significativo sul comparto degli Enti Locali hanno pesanti risvolti in termini occupazionali su di un settore da sempre caratterizzato da forte flessibilità e precarietà, legato in buona parte alla disponibilità di risorse pubbliche.
Nella considerazione della valenza della cultura quale motore di crescita, la Regione ha definito scelte strategiche di bilancio e di programmazione. Lo ha detto l’assessore Marcolini aggiungendo che “la responsabilità di governance, in questa situazione emergenziale, richiede azioni caratterizzate da rigore e realismo, guardando a ciò che realmente è sviluppo, non ferma su di una ripetizione obsoleta di modelli passati e rispettosa delle responsabilità e prerogative di tutti gli attori in gioco”.
Quando un teatro viene chiuso o un’orchestra riduce il lavoro – sono state le considerazioni - si crea, in termini sociali ed economici, lo stesso strappo determinato dalla chiusura di una fabbrica o di una grande impresa. Se minori sono le conseguenze dal punto di vista quantitativo, spesso non sono meno gravi dal punto di vista qualitativo: ne risente un intero territorio che si impoverisce di risorse e servizi con ricadute in termini sociali e cognitivi, oltre che economici.
Mantenere tendenzialmente invariato a livello degli Enti locali l’investimento in cultura, al pari del sociale, rappresenta in questa fase non solo un antidoto alla crisi e un modo per preservare i livelli di coesione sociale, ma anche un concreto impulso alla reattività delle comunità locali e il tentativo di promuovere nuova crescita.
In un quadro regionale molto vario, composto da grandi enti dallo spettacolo, situazioni emergenziali di musei e biblioteche o piccole imprese di servizi culturali, si è deciso di avviare alcuni focus mirati di riflessione, a partire da Ancona dove la concentrazione di grandi enti culturali a forte sostegno pubblico determina particolare criticità.