Sul tavolo il finanziamento e gli investimenti per l’edificazione dei nuovi ospedali che rientrano nel programma straordinario. E parole chiare dovrebbero essere spese, nell’occasione, per il futuro nosocomio di Fosso Sejore. Intanto, l’assessore regionale illustra il processo alle commissioni, insieme al dirigente Carmine Ruta, all’ingegnere Mario Pompei, al direttore generale Ospedale Riuniti Marche Nord Aldo Ricci e al direttore dell’area vasta 1 Maria Capalbo. Al termine, i 3 presidenti Silvana Carloni, Giuseppe Magnanelli e Giorgio Baldantoni sottolineano: «La strada intrapresa è giusta e le tre commissioni nel tempo hanno contribuito ad un approfondito dibattito. Con la scelta della struttura e un progetto all’avanguardia a livello nazionale, la Regione ha tutte le carte in regola per emergere nell’attribuzione dei finanziamenti statali, con la speranza che il nuovo governo dimostri una sensibilità e una concezione meno ragionieristica rispetto al passato sul tema della sanità, fondamentale per la qualità della vita di ogni cittadino». Sulla collocazione, Carloni, Magnanelli e Baldantoni aggiungono: «Mezzolani e Ruta hanno ribadito che l’individuazione della nuova struttura a Fosso Sejore, lato Pesaro, garantisce maggiori prospettive in termini di capacità espansiva e un minore impatto ambientale rispetto alle altre sei proposte pervenute dai Comuni di Pesaro, Fano e Mombaroccio. L’area è servita da una rete infrastrutturale efficiente e presenta un’accessibilità ottimale non solo rispetto a Pesaro e Fano, ma all’intero territorio, come rilevato dallo studio specifico dell’ufficio tecnico provinciale». I 3 presidenti ribadiscono che «l’Ente di via Gramsci si è sempre adoperato, nel rispetto delle sue competenze e attraverso una costante azione di “moral suasion”, affinché la nuova struttura fosse concepita come un’eccellenza unica nel suo genere per prestazioni e servizi, fortemente complementare e integrata con l’ospedale di rete di Urbino e quelli di polo di Cagli, Fossombrone, Pergola e Sassocorvaro, nell’intento di garantire tutti i territori in uguale misura. E’ un’ottica di sanità integrata al servizio dei pazienti, troppo spesso accreditati a rivolgersi a strutture accreditate che operano in altre regioni, soprattutto confinanti. Alimentando così quella mobilità passiva che causa maggiori costi e sacrifici per cittadini e famiglie, oltre a incidere pesantemente sul bilancio della regione in cui risiedono».