“Leopardi, che con la Giornata delle Marche celebriamo nella sua città natale - spiega il presidente della Regione, Gian Mario Spacca - ci rappresenta a livello internazionale, è un ambasciatore della nostra regione nel mondo. Il grande poeta è quindi un simbolo della necessità di aprire sempre di più le Marche al mondo, di ‘esportare’ le nostre eccellenze, di valorizzare la nostra creatività sullo scenario internazionale. Quale che sia il posto che la critica gli riconosce - rappresentante della marchigianità o dell’italianità - e quale che sia il posto che egli stesso riconosce al ‘marchigiano’ e all’italiano’, oggi di sicuro Leopardi rap-presenta un forte segno identitario delle Marche. E’ questo anche il significato dei premi che assegniamo quest’anno per la Giornata delle Marche: la necessi-tà di aprirsi sempre di più a livello internazionale, di integrare la nostra econo-mia con quelle dei Paesi maggiormente in crescita si associa al desiderio di tro-vare nuovi ‘amici’ nel mondo. Per l’edizione 2010 era stato premiato l’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia Ding Wei, quest’anno la scelta è caduta per il Picchio d’oro sul Ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti Sultan Bin Saeed Al Mansouri e per il Premio speciale del Presidente sull’ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede Thomas Hong-Soon Han. Siamo onorati di accogliere queste due importanti personalità nella nostra regione, in un giorno che per tutti i marchigiani, anche coloro che vivono all’estero, è di grande festa. A tutti loro dedichiamo la Giornata delle Marche 2011”.
E’ attraverso questo Leopardi che la Regione ha scelto di rappresentarsi e pro-muoversi in Italia e all’estero: prima con Dustin Hoffman che recita l’’Infinito’ poi con il progetto Leopardi/Tolstoy che, nell’ambito dell’Anno della cultura e lingua italiana in Russia e della cultura e lingua russa in Italia, ambisce a pro-muovere la nostra comunità e le sue molteplici attività.
La canzone All’Italia
‘All'Italia’ fu scritta a Recanati e pubblicata nel settembre del 1818. E' una can-zone con un'evidente richiamo ai valori che il periodo romantico andava diffon-dendo in tutta l'Europa: la patria e la necessità di liberarsi dalla dominazione straniera.
I temi centrali dell'opera sono quello della guerra come unico strumento di rea-zione ad una situazione di sottomissione e quello della viltà manifestata dall’Italia che non reagisce alla dominazione straniera. Attorno ad essi una se-rie di tematiche correlate da figure retoriche che conferiscono alla canzone uno stile alto.
Nelle prime strofe viene enfatizzato il tema della contrapposizione fra presente e futuro (…pensa, e chi fosti, e quale oggi tu sia…v.6), ripreso anche alla sesta strofa, che fa riferimento alla grandezza di cui l’Italia e soprattutto di Roma, “la culla dei Cesari” (vv.70-71).
Il tema della mancata reazione da parte del popolo viene espresso mediante l’uso di una metafora sulla quale è costruita gran parte della canzone: l’Italia è paragonata ad una donna oramai diventata schiava che non reagendo ai so-prusi ad essa inflitti, rimane inerme a “contare le percosse”(v.13). Tanti i rife-rimenti a fatti storici, in particolar modo alle guerre che hanno permesso ai po-poli di riottenere la loro libertà.
I - ALL'ITALIA
O patria mia, vedo le mura e gli archiE le colonne e i simulacri e l'ermeTorri degli avi nostri,Ma la gloria non vedo,Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchiI nostri padri antichi. Or fatta inerme,Nuda la fronte e nudo il petto mostri.Oimè quante ferite,Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,Formosissima donna! Io chiedo al cieloE al mondo: dite dite;Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,Che di catene ha carche ambe le braccia;Sì che sparte le chiome e senza veloSiede in terra negletta e sconsolata,Nascondendo la facciaTra le ginocchia, e piange.Piangi, che ben hai donde, Italia mia,Le genti a vincer nataE nella fausta sorte e nella ria.(…)