Dopo aver attraversato tre regioni e percorso più di 100 km, esso si getta pigramente nel piccolo paradiso naturale nostrano che è la Riserva Sentina. In realtà quasi tutti sanno che il Tronto, sebbene sia un fiume piuttosto tranquillo, spesso e volentieri e ultimamente sempre “più spesso e più volentieri” rompe gli argini e si riprende lo spazio che gli è stato sottratto dall'uomo e dalle sue attività nel corso dei decenni. Le cause di tutto ciò sono ormai ben note a tutti: non è il fiume che è “cattivo” ma piuttosto l'uomo ad essere superficiale ed approssimativo, col risultato che quando poi il fiume si riprende il suo spazio, anche se solo per qualche giorno o per poche ore, i danni sono ingenti.
E purtroppo poi sarà l'intera collettività a dover pagare i danni di chi ha autorizzato a costruire stabilimenti e case in zone esondabili. Già da qualche decennio si stanno sperimentando con successo, anche nel nostro paese per fortuna, modelli di gestione “integrata” dei corsi d'acqua, a seguito di norme europee e nazionali che finalmente indirizzano verso un approccio ecologico per la gestione dell'ecosistema fluviale. In pratica, un fiume gestito bene da un punto di vista naturalistico, cioè con la vegetazione giusta nei posti giusti, costellato di laghetti e lanche pieni di vita, con spazi adeguati per esondare e privo di alvei cementificati, e spesso con l'apparente disordine della natura, è anche più sicuro per quanto riguarda gli aspetti idraulici. L'approccio integrato infatti implica la presenza di figure professionali specializzate come botanici, zoologi, idrogeologi, da affiancare alle classiche figure degli ingegneri e geometri. Lo scorso anno l'Autorità di Bacino Interregionale del fiume Tronto ha redatto ed illustrato un progetto preliminare che andava nella giusta direzione e cioè, recependo la complessa normativa in materia, ha proposto una progettazione di ampia scala riguardante l'asta del Tronto da Ascoli alla foce, prevedendo casse di espansione, ampie zone con vegetazione naturale e zone umide, espropri di aree private in alveo, ecc.
Tuttavia, come spesso accade nel nostro bel paese, i progetti migliori rimangono nei cassetti, per la poca voglia di innovare e aggiornarsi e perché è più comodo continuare a fare come si è sempre fatto. Ci auguriamo che le ennesime alluvioni che hanno devastato il nostro paese e che ci hanno indotto a realizzare il nuovo ponte sulla statale adriatica che collega Martinsicuro a San Benedetto del Tronto, in modo da lasciar defluire liberamente le acque in piena del fiume Tronto, abbiano rinfrescato anche la mente dei nostri politici e amministratori, nel far imboccare loro la strada giusta benché tortuosa come quella di un fiume naturale.