Un evento promosso dal Dopolavoro ferroviario del capoluogo, in collaborazione con la Regione Marche, che ha anche sostenuto una ricerca storica sulla giornata inaugurale. “Sin dall’inizio di quest’anno - ha scritto Viventi nella lettera che è stata letta dal dirigente regionale Sergio Strali - la Regione Marche aveva messo in campo un progetto per celebrare adeguatamente questa ricorrenza, con il coinvolgimento delle autorità istituzionali dello Stato, delle due Regioni interessate e dei vertici nazionali di Trenitalia. Avevamo peraltro chiesto a Trenitalia, in concomitanza con questo evento, che venisse prevista l’introduzione di almeno una coppia di treni che, effettuando il servizio Ancona-Milano, potesse usufruire della linea ad alta velocità nella tratta Bologna-Milano. Non abbiamo però riscontrato l’interesse di Trenitalia a partecipare all’evento, né la disponibilità a incrementare il servizio sul nostro territorio. Questo fatto, insieme con le gravi difficoltà riscontrate, negli ultimi mesi, in seguito ai drastici tagli dei finanziamenti statali per il trasporto pubblico regionale su ferro, ci ha indotto a cancellare l’evento previsto, in quanto una celebrazione da parte della Regione non sarebbe stata in linea con la situazione di estrema difficoltà in cui attualmente ci troviamo”. L’assessore ricorda, poi, che “sono già tre volte che viene annullato il tavolo politico tra Regioni e Governo centrale, richiesto per affrontare il tema dei tagli dei finanziamenti (attualmente previsti in misura del 75%). In questi giorni sono direttamente impegnato a Roma per seguire l’evoluzione del decreto sullo sviluppo economico, all’interno del quale si auspica la previsione di forme di finanziamento che permettano la sopravvivenza dei treni regionali. Purtroppo, però, credo che dovremo prepararci al peggio”. Nel corso del suo intervento, il dirigente del servizio Trasporti, Sergio Strali, ha sottolineato come Ancona e le Marche abbiano avuto un ruolo strategico nella programmazione infrastrutturale del nuovo Regno d’Italia. “Allora si attribuiva una grande importanza al collegamento tra il Nord e il Centro Italia, mentre oggi, purtroppo, le principali vie di comunicazione ferroviarie, come la grande velocità, ignorano la direttrice Adriatica”. Ricordando che il collegamento con Bologna venne realizzato in pochi anni (la prima pietra fu collocata da Pio IX, nel 1857, sotto lo Stato Pontificio), Strali ha evidenziato “la lentezza con cui si realizzano le grandi opere moderne”. Il dibattito cittadino di allora, sull’ubicazione della stazione di Ancona, inoltre, spinge a un’altra riflessione sempre attuale: la visione prospettica dello sviluppo, rispetto all’interesse contingente, specie quando si realizzano grandi opere. “Alcuni la volevano collocata all’interno della cinta fortificata, altri, con uno sguardo più lungimirante, dove si trova attualmente, quindi fuori dalla città di allora, ma in una posizione più funzionale per i collegamenti a Sud”.
SCHEDA. Una rivoluzione attraverso i binari: si è svolta esattamente 150 anni fa, con l’inaugurazione della linea ferroviaria Bologna-Ancona nel centro dorico. Una novità che ebbe un ruolo fondamentale per la città di Ancona e per tutte le Marche. Una strada ferrata che ha ridisegnato il volto di un territorio e trasformato le peculiarità della regione: ha rilanciato l’economia e attivato scambi con il resto d’Italia e con l’estero, ha creato opportunità di lavoro, ha definito gli insediamenti industriali, ha modificato le produzioni, ha collegato le città attraversate dai binari, ha consentito lo scambio di corrispondenza e informazioni. Uno sciame di innovazioni che, nei fatti, ha contribuito all’unificazione di un Paese nato pochi mesi prima. L’evento è stato raccontato dal ‘Corriere delle Marche’ dell’11 novembre 1861: Vittorio Emanuele II, re d’Italia da sei mesi, era giunto (il 10 novembre) ad Ancona appositamente per inaugurare la nuova infrastruttura. La festa per l’arrivo in stazione del sovrano fu grande, riferisce la stampa dell’epoca, un vero quadro risorgimentale tra rulli di tamburi, spari di cannoni dalle navi ancorate al porto e tricolori dalle finestre che lo hanno accompagnato in Prefettura, prima, e poi al teatro delle Muse per la rappresentazione del Trovatore di Verdi. Si trattava di un’asse fondamentale del nascente sistema ferroviario unitario, una linea estremamente rilevante, nata su decisione dello Stato Pontificio retto da Pio IX. Un percorso senza problemi, dal punto di vista ingegneristico, perché tra Bologna e Ancona il terreno è completamente pianeggiante. Una volta giunti al mare si decise di procedere lungo la costa. Il via libera all’opera fu dato nel 1856 e i lavori vennero portati avanti con notevole velocità, tanto da terminare in anticipo sui tempi di consegna. Nel capoluogo marchigiano i binari arrivarono al porto dorico fino al molo sud, dove le merci venivano poi smistate. Della storia della ferrovia Bologna Ancona l’unico nodo problematico per la cittadinanza fu l’ubicazione della stazione. Allora la città giungeva a Porta Pia e alla Mole Vanvitelliana, costruire la stazione all’interno del centro abitato avrebbe comportato problematiche logistiche. Venne dunque edificato dove si trova oggi, ultimo punto utile per l’arrivo dei convogli in città e per la prosecuzione verso sud. Alla stazione lavoravano presumibilmente 250 persone, un impatto significativo su una popolazione di 50 mila abitanti, che permise a decine di famiglie anconetane di progettare un futuro stabile. (ricerca storia a cura di Jurij Bogogna)