Contrasto alla povertà, le azioni del 2011

Contrasto alla povertà, le azioni del 2011

Ancona - E’ stato confermato anche per il 2011 il Programma regionale degli interventi mirati al contrasto dell’esclusione sociale e della povertà estrema.

“Saranno disponibili – spiega l’assessore regionale ai Servizi sociali, Luca Marconi – 500mila euro. Di questi, 160mila saranno impiegati per dare continuità, in via prioritaria, a quei progetti che sono stati avviati nel 2009 e proseguiti nel 2010 dagli Ambiti territoriali sociali che fanno capo ai Comuni di Fano, Jesi, Fermo, Ascoli Piceno, e alla Comunità montana dei Monti Azzurri”.

Della parte restante 290mila euro serviranno per incrementare i servizi offerti dagli ATS per nuovi progetti territoriali a sostegno di soggetti e famiglie in disagiate condizioni socio-economiche e 50 mila saranno messi a disposizione del Banco Alimentare per il proseguo della sua attività.

“E’ stato infatti riscontrato – evidenzia Marconi - un aumento delle situazioni di disagio socio-economico da parte delle famiglie che sempre più spesso si rivolgono ai servizi sociali comunali, o alle associazioni che si occupano di povertà. E’ dunque necessario intervenire per evitare che in futuro molti dei nuovi poveri passino dalla povertà relativa alla miseria. Per questo abbiamo deciso un aumento di quasi tre volte lo stanziamento ordinario!”

Nelle Marche, secondo il Rapporto Caritas Italiana - Fondazione «E. Zancan» (dati ISTAT), l’incidenza della povertà relativa è inferiore alla media nazionale: nel 2009 il 7% delle famiglie residenti si collocava sotto la linea di povertà relativa. Rispetto al 2008 la povertà è tuttavia aumentata del 29,6%. In particolare, il 32% delle famiglie non riesce a far fronte a una spesa imprevista di 700 euro; il 13,6% delle famiglie non ha soldi per vestiti necessari; il 10,3% delle famiglie arriva a fine mese con molte difficoltà.

La povertà economica è al primo posto  nelle Marche (67,4% degli utenti), con valori di incidenza di poco superiori rispetto alla media nazionale (65,9%); seguono i problemi di lavoro (soprattutto la mancanza di una qualsiasi fonte di occupazione), i problemi abitativi, che riguardano il 20,2% degli utenti delle Marche;  infine, i problemi familiari: conflitti, separazioni, violenze, (13,8% degli utenti delle Marche), valore simile a quello nazionale (12,4%).

In generale, nelle Marche, le richieste di aiuto maggiormente formulate si riferiscono a beni e servizi materiali (soprattutto viveri e vestiario, pari al 38,1% delle richieste degli italiani e al 34,8 di quelle degli stranieri). Altre richieste molto frequenti si riferiscono al lavoro, in misura maggiore dagli stranieri (29,3%) rispetto agli italiani (15,2%). Molto diffusa anche la richiesta di ascolto in profondità, che riguarda il 19,7% delle richieste degli italiani e il 20,6% delle richieste degli utenti stranieri. Inoltre, soprattutto gli italiani richiedono un sussidio economico (9,3%), mentre tale richiesta è più rara tra gli stranieri (4%). Le altre categorie di richiesta non registrano valori significativi.

“L’azione politica – continua Marconi - deve agire sulla povertà intesa non solo come insufficienza di reddito ma anche sulla povertà giovanile, su quella delle donne sole con figli a carico, degli anziani senza legami affettivi e degli immigrati, nei contesti urbani, nei rapporti di aiuto e protezione, tenendo conto della stretta relazione intercorrente tra malattia ed esclusione sociale”.

l’Assessorato regionale al Sostegno alla famiglia e Servizi sociali, con il supporto del Tavolo regionale permanente o Tavolo delle Povertà, sta procedendo in tale direzione e in occasione del recente incontro del 21 luglio sono stati valutati gli interventi avviati nel 2009 e rifinanziati nell’anno successivo 2010.  Infatti, la programmazione 2010, ha permesso di realizzare interventi a favore di 1716 soggetti, di cui 1415 stranieri provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa settentrionale (Marocco-Tunisia-Algeria). Le problematiche espresse dalle persone assistite, cause del loro stato di povertà, riguardano soprattutto l’assenza di reddito o l’insufficienza del reddito per soddisfare le normali esigenze di vita, per cui le richieste fatte agli operatori dei servizi si sono centrate sulle richieste di beni primari. Non trascurabile il bisogno di ascolto (che ha interessato almeno 500 utenti), la richiesta di un lavoro, sussidi economici per far fronte alle spese sanitarie o al pagamento di bollette.

“Non solo interventi di emergenza o misure straordinarie – conclude Marconi - ma una programmazione territoriale dei servizi che tenga conto della componente degli esclusi o possibili esclusi, in cui la partecipazione e la solidarietà sociale sono elementi fondamentali. Uscire dall’emarginazione comporta, infatti, la soddisfazione dei bisogni primari unita a una progettazione personalizzata ma anche l’utilizzo di strumenti che coinvolgano istituzioni, servizi, terzo settore e pubblica opinione”.