E' stata presentata questa mattina nel corso della seduta del Consiglio regionale e frutto di una serie di visite compiute dagli stessi consiglieri nelle carceri della regione e della collaborazione con il difensore civico regionale, Italo Tanoni.
“Una situazione – ha detto l’assessore regionali ai Servizi sociali, Luca Marconi, intervenendo dopo la presentazione del documento da parte dei relatori di maggioranza e minoranza, Rosalba Ortenzi e Franca Romagnoli – che richiede interventi urgenti”.
“In questo periodo di crisi – ha continuato Marconi – ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, il che vuol dire che la Regione interviene nello spirito della legge 28 del 2008 sul sistema degli interventi a favore di detenuti ed ex detenuti ma non può sostituirsi all’Amministrazione penitenziaria. Non è pensabile che la Regione debba occuparsi delle spese interne o della manutenzione degli spazi e delle strutture carcerarie. Servono altre iniziative e soluzioni nuove”.
Attualmente la cifra che la Regione impiega per il settore è pari a circa 400 mila euro. “Ne servirebbero almeno il doppio – ha dichiarato l’assessore – per questo chiederò alla Giunta maggiori risorse ma occorre fare scelte coraggiose, a partire dalla realizzazione di progetti pilota per l’inserimento lavorativo dei detenuti che rappresenta l’intervento ponte tra il carcere e il dopo carcere”.
Fondamentale la collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria. Marconi ha ricordato di aver cominciato a porre queste questioni sul tappeto in occasione della firma dell’intesa per la costruzione del nuovo carcere di Camerino con il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta.
“Il futuro – ha sostenuto Marconi – è sulle pene alternative. E’ su questo che orienterei i nostri sforzi. Nel concreto e immediatamente, dobbiamo interloquire con l’Amministrazione penitenziaria evitando la parcellizzazione degli interventi e insistendo, oltre che sull’inserimento lavorativo dei detenuti, sulla realizzazione di iniziative culturali e spirituali che consentano di vivere meglio la dura realtà carceraria oppure sull’inserimento sociale nel territorio di appartenenza degli ex detenuti marchigiani”.
Infine, un’ipotesi su cui lavorare riguarda la destinazione degli istituti di pena. “E’ importante – ha affermato Marconi – che non si creino quelle che definirei ‘università del crimine’. Intendo dire che si potrebbe tentare di avviare una ‘specializzazione’ delle strutture carcerarie. Personalmente, non ritengo giusto avvicinare un detenuto in attesa di giudizio con un altro che sta già scontando una pena, magari grave. Una distinzione per tipologie di reato sarebbe a mio avviso opportuna”.