E’ calcolato – secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio – che anche nel Piceno ogni famiglia spenderà, in media, per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo, 274 euro (circa il 12% del fatturato totale annuo del settore). Prima però di poter ufficialmente iniziare i saldi, ogni esercente deve averne data comunicazione al proprio Comune, con preavviso di almeno 5 giorni, specificando la data di inizio e la durata, considerando che, sempre secondo la legge, le vendite di fine stagione non possono protrarsi per più di 8 settimane e comunque devono concludersi entro il prossimo mercoledì 1° settembre.
Le merci in saldo devono inoltre essere esposte con l’indicazione del prezzo praticato prima dei saldi e con quello nuovo, con la specifica dello sconto o del ribasso effettuato, espresso in percentuali. “La stagione primaverile – estiva - evidenzia il direttore Giorgio Fiori - è stata piuttosto anomala con caldo a singhiozzo e molta, troppa pioggia, tanto da causare un forte rallentamento alle vendite di abbigliamento, calzature ed accessori così che ci sono nei diversi capi “estivi” ancora invenduti con un’ampia offerta e sconti medi tra il 40/50%.
Le previsioni di vendita – conclude Fiori – non sono però entusiastiche perché la situazione dei consumi in generale, ma in particolare per l’abbigliamento, permane difficile anche se si confida almeno nella sostanziale tenuta rispetto ai ricavi dello scorso anno. Sicuramente – continua Fiori - non vedremo acquirenti di prima mattina davanti ai negozi di abbigliamento più prestigiosi per conquistarsi una griffe a prezzo d’affare e questo perché al di là della conquista della data unica dei saldi per tutt’Italia, in tanti hanno già iniziato a proporre sconti e ribassi “in sordina”, magari per la clientela abituale e soprattutto perché praticamente oggi si compra in saldo quasi tutto l’anno, con formule più disparate create anche ad hoc, per favorire a tutti i costi le vendite sempre a rilento”.