Federculture, presentato il rapporto annuale

Federculture, presentato il rapporto annuale

Invitato l’assessore Marcolini a far parte del Consiglio direttivo nazionale

A poche settimane dal Forum sulla Cultura di Ancona, l’assessore Pietro Marcolini riafferma con convinzione le scelte strategiche che stanno alla base del bilancio regionale 2011, in cui le risorse per la cultura sono passate complessivamente da 7 a 12 milioni di euro. L’occasione si è ripresentata oggi, a Palazzo Buonaccorsi di Macerata, dove si è svolta la presentazione del VII rapporto annuale Federculture, che come ogni anno traccia un quadro dettagliato del settore culturale, con un focus sul valore sociale della cultura. Il volume dal titolo “La cultura serve al presente” (edito da Etas), è a cura di Roberto Grossi e si apre con la prefazione di Carlo Azeglio Ciampi.

“La scelta della Regione Marche – ha ribadito Marcolini – si pone in controtendenza a quanto è stato deciso a livello nazionale ma in piena consapevolezza che investire nella cultura significa investire sulla qualità e sull’eccellenza, considerandola come strumento che apre allo sviluppo in connessione con altri settori quali il turismo, la valorizzazione del territorio, ma anche le politiche sociali e la produzione artigianale, agricola e industriale”.

Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, Romano Carancini, sindaco di Macerata, l’assessore comunale ai Beni ed Attività Culturali, Irene Manzi, e Roberto Grossi, presidente di Federculture. Si è parlato in modo specifico delle Marche, evidenziando i risultati positivi raggiunti nella regione sia riguardo alle politiche culturali che a i consumi.

L’anno appena trascorso è stato difficile su molti fronti, dalla crisi economica, all’incertezza dei finanziamenti pubblici, ai provvedimenti normativi penalizzanti. Tuttavia la domanda di cultura mostra vitalità e dinamismo. I dati di Federculture rivelano segnali positivi sulla fruizione culturale che cresce nel 2010, a partire dal teatro con un incremento del 13,5% rispetto al 2009, seguito dai concerti di musica classica che vedono un aumento del 5,9%, da mostre e musei +3,8% e dai siti archeologici + 2,3%. Pur registrando negli ultimi due anni una leggera flessione, che segue l'andamento generale determinato dalla crisi economica, la spesa delle famiglie italiane per la cultura e lo spettacolo continua a rappresentare il circa 7% della loro spesa totale e tra il 1999 e il 2009 in termini assoluti è aumentata del 24,3%.

Le Marche confermano il trend nazionale. Tendenza positiva che si mostra ancora più evidente se si considerano le variazioni degli ultimi dieci anni. Complessivamente, nelle Marche dal 2000 al 2010 i consumi culturali sono cresciuti in tutti i settori, in particolare nel teatro con un +43%.

Anche per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, nella regione, pur non registrandosi variazioni molto sensibili, si evidenzia crescita dei consumi in linea con quella nazionale. Dato più significativo è l’aumento della spesa del pubblico tra 2009 e 2008 del 5%, di poco inferiore all’incremento che a livello nazionale era stato pari al 6,84%.  

Non sono altrettanto positivi i dati relativi al primo semestre 2010 che vedono nelle Marche una diminuzione complessiva della spesa del pubblico del 2,31%. Pur in un quadro negativo si evidenziano però alcuni segnali incoraggianti come la crescita della spesa per il teatro del 31,7% nella Provincia di Ancona e addirittura del 68,7% in quella di Pesaro/Urbino.

Negativi, invece, i dati 2010 per quanto riguarda i visitatori di musei, monumenti, aree archeologiche statali che nei siti delle Marche vedono una flessione dell’8,5%, diversamente dall’andamento nazionale.

La congiuntura economica e un minor sostegno statale alla cultura hanno condizionato anche l’intervento dei privati, che faticano a sostenere i livelli di finanziamento degli anni passati. Nelle Marche l’importo è stato di quasi 1 milione di euro, il 3,3% delle erogazioni liberali totali.  

Un notevole sostegno alla crescita nelle Marche è da attribuire al turismo. Il 2010 è stato infatti un anno positivo per la regione. Sono aumentati i pernottamenti dei visitatori stranieri che nel 2009 erano stati 4841. Nel 2010 sono stati invece 5884, pari a un +21,5%: il dato che segna l’incremento maggiore a livello nazionale.

Nel Rapporto Federculture si afferma l’attrattività del nostro Paese ma ci si chiede anche per quanto tempo ancora. E’ decisamente allarmante, infatti – come evidenziato - la nostra perdita di competitività, soprattutto a livello di immagine-Paese, denunciata dai risultati della quinta edizione del Country Brand Index 2010, condotto da FutureBrand, nel quale l’Italia precipita al 12° posto nella classifica generale, dopo la Germania e la Svezia, perdendo oltre sei posizioni in un anno.

Nelle classifiche del World Economic Forum 2010, inoltre, l’Europa continua a essere tra le regioni più competitive del mondo. In effetti, 5 Paesi europei rientrano nella top ten e 12 tra i primi venti. Non così l’Italia che sebbene recuperi una posizione rispetto al 2009, è solo 48a e rimane il paese europeo più basso in classifica.

L’Italia si colloca poi ancora all’ultimo posto (49°) rispetto ai principali partner europei per quanto concerne l’investimento in istruzione superiore, formazione universitaria e post-universitaria.

“È del tutto evidente – ha osservato il presidente di Federculture, Roberto Grossi - che il Paese non può fare a meno di una politica per la cultura, che deve entrare a far parte delle strategie nazionali. Anche di quelle con le quali si combatte la recessione e si cerca di abbattere le inefficienze e i costi, di quelle per rilanciare l’economia e lo sviluppo, ricostruendo un clima di fiducia. L’Italia ha un potenziale enorme e siamo tutti d’accordo nell’affermarlo. Ma mancano un progetto per il Paese e una vera politica culturale. Non solo per la modestia del bilancio attribuito al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per i conflitti di competenza con le Regioni e i Comuni ma perché non emerge un disegno nel quale stabilire le priorità sulla base di una scala chiara di valori. Il problema può essere risolto solo nel quadro più generale della programmazione economica e sociale del Paese, vale a dire nelle politiche per scuola, università, ricerca e occupazione e nelle politiche di sostegno a imprese, volontariato e per l’integrazione”. “E’ all’interno di queste problematiche – ha aggiunto Grossi - che si giocano scelte fondamentali anche per il comparto della cultura. Ed è su questi nodi che la cultura deve essere un riferimento e può essa stessa dare risposte”.

Grossi, ha poi ufficialmente invitato l’assessore Marcolini a far parte del Consiglio direttivo nazionale di Federculture.