“Preciso innanzitutto – dichiara - che la gran parte dei fondi regionali destinati al sociale vanno ai Comuni”. “La Regione – continua - la sua parte l’ha fatta, conservando le vecchie cifre e in alcuni casi aumentandole con un impiego di risorse che, includendo il fondo per la non autosufficienza, che va a scomparire come fondo nazionale dal 2011, ammontano complessivamente a circa 21.000.000 di euro”.
I dati per l’anno in corso lo confermano e per Marconi non possono essere oggetto né di commenti né di speculazioni politiche strumentali: “Le cifre che seguono sono relative alle risorse proprie della Regione Marche e non ai trasferimenti statali per i quali a oggi non si hanno certezze neanche per quanto riguarda le poche risorse che il Governo nazionale aveva annunciato di trasferire”.
Il capitolo più significativo è rappresentato dal Fondo Unico Politiche Sociale che passa da 9.109.000 a 10.000.000 euro; tutti gli interventi per la disabilita passano da 16.884.000 a 18.260.00 euro; per i minori fuori famiglia non accompagnati si passa da 2.941.000 a 5.340.000 euro; il contributo della Regione per gli asili nido e i servizi integrativi per l’infanzia sale da cinque milioni a sei milioni e duecentomila euro; il fondo anticrisi per le famiglie dei disoccupati è invariato a 1.450.000 euro; direttamente alle famiglie, per sostenere quelle più povere e numerose, per le donne sole in gravidanza con particolari difficoltà economiche e per le casalinghe, la spesa passa da 1.700.000 a 2.202.000 euro; agli ambiti sociali il trasferimento è di 2.500.000 euro, in calo di mezzo milione ma solamente per la parte relativa al pagamento dei coordinatori d’ambito; raddoppia il fondo per il contrasto alla povertà estrema da 100.000 a 200.000 euro e resta quasi invariato lo stanziamento per l’immigrazione da 428.000 a 450.000 euro mentre passa da 42.000 a 242.000 euro il fondo regionale per le politiche carcerarie.
“Ho voluto – dice Marconi - far parlare le cifre, che ho già comunicato agli organismi di rappresentanza dei Comuni, a partire dagli ambiti territoriali sociali, perché non sorgano equivoci e non si giustifichino riduzioni di spesa nei bilanci comunali nel settore delle politiche sociali motivandoli con i tagli da parte della Regione”.
“E’ evidente – conclude - che molti di questi stanziamenti vanno a coprire i buchi lasciati dallo Stato (minori fuori famiglia, fondo unico, asili nido, politiche carcerarie) e quindi la spesa finale resta quasi la stessa ma, in altri casi, come per la famiglia e la disabilità, si tratta di veri e propri aumenti decisi autonomamente dalla Regione che vuole privilegiare gli sforzi per il sociale”.