Come riporta l'Aduc (Associazione Consumatori), lo scorso 17 Gennaio 2025 la Corte di Cassazione, sentenza n. 1760/2025 (1), ha affrontato l’argomento della sequestrabilità dei bitcoin.
Bitcoin è una moneta, meglio sarebbe definirla valuta, che ha valore internazionale creata nel 2009.
Non si tratta di denaro vero e proprio, degli euro che preleviamo al bancomat e che usiamo per pagare le nostre spese, ma di denaro virtuale creato alla bisogna.
Questa moneta non viene controllata da nessuna Autorità né esistono delle Banche poiché il suo funzionamento si basa su due principi: una serie di pc che la gestiscono e l'uso di una forte crittografia per validare e rendere sicure le transazioni.
Appare evidente, da questa semplicistica descrizione, come sia assolutamente difficile ricondurre qualcosa di così astratto ed evanescente ad una misura cautelare, quella del sequestro che può avere natura preventiva, probatoria o conservativa.
Lo scopo del sequestro, infatti, è quello di garantire il bene o la prova ed in alcuni casi il recupero di somme.
Nel caso portato all’attenzione della Corte di Cassazione, il contribuente aveva evaso le tasse e per garantire il recupero della somma non pagata era stata applicata la misura cautelare del sequestro probatorio delle criptovalute.
Tuttavia, proprio in accoglimento dell’eccezione sollevata dal contribuente, la Corte di Cassazione ha evidenziato come le criptovalute siano prive di valore legale e, quindi, non possono essere considerate valido mezzo di pagamento con effetti liberatori.
Per la Cassazione, quindi, è illegittima la conversione in Bitcoin dell’importo sequestrabile in euro quale profitto del reato tributario e ciò “per la mancanza di regolamentazioni a opera di istituzioni statali che ne possano garantire in via autoritaria un andamento stabile al fine di ovviare a forti oscillazioni del cambio in sede di conversione.”