'Sanitopoli', le singolari prassi burocratiche dell'Ast5 di Ascoli Piceno

'Sanitopoli', le singolari prassi burocratiche dell'Ast5 di Ascoli Piceno

Viola Rossi, segretaria generale della FP Cgil del PIceno, ci offre un quadro di 'opacità' che nulla ha a che vedere con la trasparenza della sanità pubblica.

Con “Sanitopoli” iniziamo oggi un viaggio d'inchiesta nelle zone d'ombra che si vanno evidenziando all'interno della sanità del Piceno.

In questi giorni sono diversi i comunicati su situazioni contraddittorie legate alle attività di gestione dell'AST 5 di Ascoli Piceno.

E da parte della FP Cgil si rappresenta di fatto una situazione di “opacità” dei rapporti tra Direzione Generale e sindacato con uno strano gioco della parti proprio in ambito sindacale.

Viola Rossi, segretaria generale della FP Cgil, lamenta comportamenti singolari con l'amministrazione della sanità picena.


Non si dà alcun seguito a richieste di una serie di dati - dice Rossiche per legge debbono fornirci. Ad oggi non riusciamo a conoscere da parte della Direzione Generale quanti siano i dipendenti dell'AST 5 e il rapporto tra personale assunto a tempo pieno e determinato e il bilancio dell'Ast5.


Ma perché questi dati non ve li forniscono?


Allora, io ho l'impressione che ci sia la volontà di andare a incentivare il territorio di Ascoli Piceno rispetto a quello di San Benedetto, - spiega Viola Rossi - ma questo perché c'è una pressione politica indubbiamente diversa tra Ascoli e San Benedetto, qui c'è un Sindaco (Marco Fioravanti, ndr) molto più forte, molto più coperto anche politicamente per tutta una serie di ragioni e molto più in contatto diretto con la Direzione che invece San Benedetto non ha, perché il Sindaco di San Benedetto non ha questo tipo di relazione interna con la direzione dell'Ast. Questo da un lato, dall'altro quindi c'è la necessità, secondo una determinata impostazione della conduzione di quella che era l'amministrazione. Questo si riflette con l'avvantaggiare alcuni a discapito di altri perché evidentemente ci sono delle sollecitazioni politiche dietro, se non sindacali. Oppure ancora perché vanno messi i soggetti giusti nel posto giusto”.


Di costa si sta parlando?


Per esempio c'è il caso della Pace (Giovanna Michela Pace, vincitrice di concorso, ndr) è un caso emblematico: vince un concorso e vine assunta il 1 gennaio 2025, ma le viene dato tutt'altro incarico legato agli obiettivi del Pnrr. Non è l'unico, - aggiunge la segretaria generale della FP Cgil - perché abbiamo anche il caso della Manzo (Valentina Manzo, ndr) che è molto poco chiaro: c'è stato un concorso, ho anche scritto alla Natalini (Nicoletta Natalini, precedente Direttore generale che ha lasciato da poco l'incarico, ndr) a dicembre 2024, chiedendole le pubblicazioni dei dati, degli atti rispetto all'attribuzione di questo incarico, non è un concorso, sostanzialmente lei partecipa ad un concorso per Ingegnere Clinico in staffa (cioè in un contesto di supporto e gestione, ndr) da direzione. Io non la conosco neanche, quindi nulla di personale, è solo dal punto di vista procedurale che c'è qualcosa che non torna, vince il concorso, non viene messa a fare l'ingegnere clinico in staffa da direzione, ma diventa Direttore dell'unità operativa complessa di URP comunicazione e formazione, in cui tra l'altro servono dei titoli specifici. C'è proprio una legge che prevede di avere determinati titoli per ricoprire quel ruolo, tra l'altro gli viene data una struttura complessa a un primo incarico da dirigente. La prima volta che questa lavoratrice vince un concorso da dirigente, - dice Viola Rossi - quindi tutto sballato e questo avviene senza determina. C'è una determina di assunzione, non c'è la determina di attribuzione dell'incarico dell'Unità Operativa Complessa, quindi noi ci ritroviamo con una dipendente dell'Ast che firma quale direttrice dell'unità operativa complessa senza un atto pubblico e adesso ho visto che in questi giorni, soprattutto, iniziano a girare i volantini, perché lei lavorava insieme alla Di Sciascio (Maria Bernadette Di Sciascio, attuale Direttore Generale facente funzioni dell'Ast5 di Ascoli Piceno, ndr) si tratta di volantini non firmati e non so chi li stia producendo”.


Nella prossima puntata di “Sanitopoli” approfondiremo queste situazioni e scandaglieremo come si possano creare “comitati di supporto interni” per conseguire disegni di mero potere.


Intanto sappiate che sul collo degli abitanti del Piceno ricadono le spese di mobilità passiva da Ascoli verso Ancona per i casi di resezione di tumori alla prostata che l'Urologia dell'Ospedale Mazzoni non esegue perché non utilizzano la tecnica chirurgica laparoscopica perché attendono l'acquisto del robot Da Vinci. E' lo stesso prof. Giulio Milanese, responsabile dell'Unità Complessa di Urologia, che ci dà la notizia del fatto che circa 100 casi l'anno di asportazione della prostata per tumore vengono inviati ad Ancona perché Ascoli non ha il robot. Poi vi spiegheremo meglio la situazione, intanto sappiate che per i soli costi di materiale per ogni intervento di questo genere, che poi finisce nei rifiuti, vengono spesi dai 300 mila ai 250 mila euro (100 interventi per 3 mila o 2mila e 500 euro). Quanti medici e infermieri si potrebbero assumere e pagare?