Il Vescovo Gianpiero Palmieri è in partenza per Tirana, in Albania, con una delegazione dalle diocesi del Piceno composta da: Don Nicola Spinozzi, direttore Ufficio Missionario della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, don Luca Censori, direttore Servizio Pastorale Giovanile della diocesi di Ascoli Piceno, la prof.ssa Alessia Cicconi e dal giovane Francesco Corimbi per partecipare all’Incontro “Med24 – Pellegrini di speranza. Costruttori di pace”, quarta tappa degli Incontri del Mediterraneo, dopo gli appuntamenti di Bari, Firenze e Marsiglia che si terrà nella capitale albanese fino al 21 settembre.
Con l’occasione si cercherà di intessere i rapporti con alcuni Vescovi e in particolar modo con l’Arcivescovo di Tirana, mons. Arjan Dodaj, per una possibile collaborazione missionaria.
Mons. Dodaj ha accolto in questi giorni i giovani provenienti da Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Medio Oriente, Turchia, Armenia, Georgia, Romania, Grecia, Croazia, Kosovo, Malta, Francia, Italia, Spagna e, ovviamente, Albania.
La motivazione della scelta di Tirana come luogo dell’evento ha a che fare anche con le molteplici realtà culturali e religiose che il paese contiene. Per questo il programma di Med24 (curato dallo stesso comitato di Med23 a Marsiglia) tocca vari aspetti, culturali, spirituali e religiosi. In linea con il titolo Pellegrini di speranza. Costruttori di pace, dunque, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di promuovere il dialogo e la cooperazione tra i giovani e i vescovi del Mediterraneo, per affrontare le sfide e le opportunità comuni, nella creazione di una cultura di solidarietà che favorisca la pace e la speranza.
Papa Francesco nel videomessaggio inviato ai partecipanti all’incontro di Tirana dice: “Voi, la nuova generazione, siete l’avvenire della regione mediterranea… Tutti siamo pellegrini della speranza, camminando nella ricerca della verità e vivendo la nostra fede costruendo la pace. La fraternità tra le cinque sponde del Mediterraneo che state costruendo è la risposta migliore che possiamo offrire ai conflitti e alle indifferenze che uccidono. Perché l’indifferenza uccide”. “Imparate insieme a leggere i segni dei tempi”, l‘invito del Papa: “Contemplate la diversità delle vostre tradizioni come una ricchezza voluta da Dio. L’unità non è uniformità, e la diversità delle nostre identità culturali e religiose è un dono di Dio. Lasciatevi crescere nella stima reciproca, come testimoniano i vostri antenati. Mettete al centro la voce di coloro che non sono ascoltati”. “Penso ai più poveri che soffrono l’essere considerati come un peso o un fastidio”, l’elenco di Francesco: “Penso a coloro che, spesso molto giovani, devono lasciare il loro paese per un avvenire migliore. Prendetevi cura di ciascuno. Non si tratta di numeri ma di persone, di volti, la cui dignità deve essere promossa e protetta. Rinunciamo alla cultura della paura per aprire la porta dell’accoglienza e dell’amicizia”.
“Come un grande lago di Tiberiade affidato alle vostre cure, abitate le rive di questo grande bacino, che vi unisce”, l’esortazione finale: “il Mediterraneo vi unisce, vi unisce come un bel giardino da coltivare. Custodite lo spirito di servizio in ogni circostanza, prendete cura di ogni creatura affidata alle vostre mani. Sappiate camminare sulle orme dei vostri martiri. Il loro coraggio è una testimonianza viva che può ispirare il vostro impegno nel resistere a tutte le violenze che sfigurano la nostra umanità, affinché il Mediterraneo ritrovi il suo volto più bello: quello della fraternità e della pace. E che non sia più un cimitero”.