Patologie principali benigne per il Piceno sono la calcolosi renale e l'ipertrofia prostatica. Per la parte oncologica la chirurgia del tumore della postata in attesa che arrivi il robot Da Vinci ad Ascoli Piceno ora i pazienti vengono dirottati ad Ancona. Il prof Milanese non crede nell'utilità della laparoscopia per risolvere il tumore alla prostata.
Prof. Giulio Milanese, responsabile
dell'unità complessa di Urologia, illustra i numeri del territorio
di Ascoli Piceno per le patologie più importanti.
Quali sono le patologie urologiche
più presenti nel territorio Piceno?
Giulio Milanese: “Allora se
parliamo di ordine di importanza nel senso di numeri, noi dobbiamo
trattare la problematica della calcolosi. La
maggior parte degli ingressi di urgenza avvengono perché i calcoli
ostruiscono il rene e quindi l'urologo deve disostruire il rene, cioè
permettere all'urina di defluire altrimenti avvengono le infezioni
oltre che i dolori e c'è il rischio che il rene si rovini, e poi
risolvere, distruggere il calcolo, per fare questo abbiamo una
metodica endoscopica con tecnologia innovativa digitale che ci
consente di entrare dentro la via urinaria, sbloccare il rene e
rompere con laser di ultima generazione il calcolo, questa è la
patologia più frequente che quotidianamente afferisce attraverso il
pronto soccorso all'urologia. Altro grosso capitolo di cui l'urologia
si occupa è l'ipertrofia prostatica nel
maschio. Nei maschi ovviamente più si va avanti con l'età e più è
frequente la patologia, ma anche i quarantenni e i cinquantenni
soffrono di disturbi dimensionali per cui hanno una prostata che
ostruisce il deflusso dell'urina. Questo cambia inizialmente la
qualità di vita del paziente fino a dare problematiche e complicanze
come sangue nelle urine, febbre e necessità di mettere il catetere,
per cui l'urologo deve affrontare questa patologia quotidianamente.
Facciamo almeno un intervento alla prostata benigna al giorno. Questa
è prostata benigna: di sostruzione, quindi sempre endoscopicamente
con strumenti laser andiamo a rimuovere il tessuto che in eccesso
ostruisce il normale urinare del maschio. Queste sono i due grandi
gruppi prevalentemente importanti di patologia di cui si occupa
l'urologo, poi c'è la parte oncologica. Quindi calcolosi e
ipertrofia prostatica benigna fanno parte dei grossi numeri benigni
per fortuna e quotidianamente dobbiamo affrontare questo, ma
contemporaneamente abbiamo l'oncologia che significa grossa incidenza
e prevalenza di tumore della vescica.
Il tumore
della vescica è un papilloma che cresce dentro la vescica e che dà
segno di sé quando sanguina. Quindi sono la maggior parte di questi
i pazienti che dopo aver sanguinato a casa o vengono al pronto
soccorso, se il sanguinamento è importante, oppure vengono nei
nostri ambulatori e hanno questa diagnosi. Per risolvere il problema
sempre in via endoscopica all'inizio, raramente c'è bisogno di
asportare la vescica per fortuna, noi andiamo a rimuovere il
papilloma sempre in anestesia, spinale e con trattamenti mini
invasivi. Questi pazienti restano per 2 o 3 giorni nel reparto di
urologia con i lavaggi vescicali finché la cicatrice fatta dentro la
vescica per rimuovere questo papilloma si risolve. Poi c'è il tumore
della prostata. Il tumore della prostata è il primo tumore nel
maschio, la diagnosi si fa con il PSA (antigene prostatico
specifico), il dosaggio nel sangue del PSA con l'esplorazione rettale
e con l'ecografia trans-rettale. In casi selezionati, prescriviamo la
risonanza magnetica che oggi è stata citata dalla dottoressa Di
Sciascio. Riusciamo a fare la diagnosi grazie alla biopsia
prostatica, quindi l'urologo si occupa di tutta questa fase
diagnostica e si occupa poi della fase terapeutica del tumore della
prostata. Fino a 75 anni il maschio viene operato alla prostata,
quindi si asporta completamente la prostata, non più la riduzione
che dicevo prima ma la completa asportazione. La completa
asportazione nel 2025 è robotica, quindi noi non avendo
il robot chirurgico ogni anno facciamo circa
100 diagnosi di tumore operabile alla prostata, da operare
alla prostata, quindi di soggetti che vanno più o meno dai 50 ai 75
anni e questi pazienti non possiamo operarli e quindi li
mandiamo al centro di riferimento regionale che è la clinica
urologica di Ancona”.
Ma la laparoscopia non può intervenire per risolvere questa problematica?
Giulio Milanese: “La laparoscopia che noi facciamo per il rene è certamente un'alternativa ma non offre le stesse garanzie che la chirurgia robotica offre.
Quali
sono le problematiche?
Giulio
Milanese: “Asportata la prostata nel maschio c'è un
rischio di incontinenza e c'è un rischio di impotenza di erezione.
La laparoscopia non offre le stesse garanzie di non incontinenza e di
non impotenza, ecco perché in tutto il mondo ormai la
laparoscopia di prostata è stata abbandonata e sostituita
completamente dalla robotica. Quindi
io dico sempre: non farei mai agli altri quello che non farei su me
stesso, quindi se io mi dovessi operare di tumore alla prostata non
mi farei operare né col taglio a cielo aperto né in laparoscopia,
soltanto con la chirurgia robotica. Io sono un chirurgo robotico, ho
operato per anni con la chirurgia robotica, vedo la differenza se un
paziente è stato operato in robotica rispetto a chi non è stato
operato in robotica”.
Lei ha parlato prima delle liste d'attesa soprattutto in chirurgia che non bisogna dimenticare perché spesso parliamo delle normali liste d'attesa ma in chirurgia poi ci sono problematiche serie. Per quanto riguarda la prostata, lei quindi sarebbe favorevole all'utilizzo dell'MPS2 che è un test di ultima generazione, quali vantaggi può avere?
Giulio
Milanese: “Non è ancora stato validato
a livello internazionale quindi i vantaggi sono un aiuto in questo
momento le normali tecnologie di screening o metodiche di screening,
quindi è un aiuto rispetto al PSA normale, è un aiuto rispetto alla
risonanza e all'ecografia e al dito dell'urologo che è sempre molto
importante”.
In America però questo tipo di test è
attuale, lo utilizzano ormai?
Giulio Milanese: “Ma non è rutinario, ma non è ancora rutinario, i dati ci dicono che ancora non c'è una sensibilità e specificità superiore alle tre metodiche che vi ho detto prima insieme che sono PSA, esplorazione rettale ed imaging della prostata”.
A seguito di queste dichiarazioni abbiamo voluto approfondire e in realtà quanto afferma il prof. Milanese sulla validazione del test MPS2 non è corretto poichè la FDA (U. S. Food & Drug Administration) ha validato questo test che è addirittura in vendita in America
Ecco come funziona l'MPS2:
MPS2 è un test delle urine progettato per prevedere la presenza di cancro alla prostata clinicamente significativo (punteggio Gleason ≥7 o gruppo di grado ≥2) analizzando una serie completa di 18 trascrizioni geniche univoche. L'algoritmo MPS2 è stato sviluppato per ottimizzare l'accuratezza diagnostica e fornire flessibilità clinica. MPS2 può essere eseguito come test solo di biomarcatori o inclusivo di fattori di rischio clinici, a seconda delle preferenze del fornitore. L'accuratezza di MPS2 è ulteriormente adattata a specifiche coorti di pazienti tramite una convalida separata in uomini naïve alla biopsia e uomini con una precedente biopsia negativa.
Ma continuiamo nell'intervista ...
Per quanto riguarda la chirurgia robotica però questa ha dei costi ulteriori per ogni eseguito operatorio?
Giulio Milanese: “Guardi in realtà attualmente noi siamo partiti negli anni 2012 che un intervento in chirurgia robotica aveva un costo di 10 mila euro, siamo arrivati in questo momento che il costo è di 3 mila euro, quindi non è un costo così esorbitante”.
Qual è il costo per ogni intervento?
Giulio Milanese: “Per ogni intervento, valuti che l'urologo se deve togliere un calcolo con uno strumento uretero-renoscopio flessibile, monouso, che sono digitale, costa circa 800 euro, apre la fibra laser che costa altri 400 euro, utilizza cestelli per rimuovere i calcoli e almeno costano 100-200 euro, in più mette uno stent, altro costo di 150 euro, più o meno si equivale. Quindi il trattamento della chirurgia robotica oggi per un caso di tumore alla prostata non è così impattante sulle spese sanitarie come lo era qualche anno fa e arriveremo a un costo di 2 mila euro a breve, anche perché la concorrenza ha abbattuto i costi, ci sono più robot in questo momento in commercio e quindi i costi si stanno abbattendo”.
Quindi ad Ascoli arriverà il famoso Da Vinci?
Giulio Milanese: “Spero proprio di sì. I tempi che lei prevede? Io spero che per la fine dell'anno possiamo essere attivi e quindi questa è la mia speranza ma soprattutto augurio per la popolazione ascolana e della provincia che in questo momento per un tumore alla prostata deve trasmigrare, se va bene nella Regione Marche altrimenti deve andare fuori Regione”.
E qui si incide sulla mobilità attiva e passiva?
“Certamente”.