Da
una parte grandine e vento forte, dall’altra la siccità che continua a
bruciare pascoli e raccolti. Da zona a zona l’emergenza rimane nelle
campagne dove ai problemi di siccità si è accavallata nel primo
pomeriggio la perturbazione temporalesca che, a macchia di leopardo, ha
portato danni senza peraltro contribuire a ristorare i terreni. E così
alla minor produzione legata all’afa e alla scarsità d’acqua – calcolata
tra il 30 e il 40% in meno – si aggiungono bombe d’acqua, violente
grandinate e vento forte su vigneti, oliveti e orti.
“La grandine è
l’evento climatico più temuto dagli agricoltori – spiega Maria Letizia
Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – perché capace in pochi minuti
di distruggere le coltivazioni. Proprio come l’ondata di maltempo di
oggi”.
Immagine scattata a Campolungo di Ascoli Piceno
I danni maggiori si sono avuti tra le province di Macerata, Fermo
e Ascoli. A Pollenza il forte vento ha danneggiato la copertura di un
vivaio mentre in centro a Macerata gli agricoltori hanno dovuto lavorare
per ripristinare il Mercato di Campagna Amica di via Morbiducci
allagato. Salva la Valdaso, la grandine ha colpito forte tra Amandola,
Comunanza, Montefortino e Ascoli.
“Le polizze assicurative sono
diventate indispensabili per fare agricoltura con questa situazione –
aggiunge la presidente Gardoni – tuttavia sono ancora troppo poche le
aziende coperte nelle Marche dove appena il 13,5% della superficie
agricola è coperto. Le aziende devono convincersi che ormai il clima è
cambiato e questi eventi non sono più eccezionali non esiste altro modo
per essere risarciti”.
La maggior parte delle assicurazioni riguarda la
produzione vitivinicola: ben 620 aziende. Al secondo posto ci sono le
polizze su grano duro (385), girasole (148) e piselli (109). Numeri
raddoppiati rispetto allo scorso anno ma è ancora troppo poco.
“Dove non
è piovuto – conclude la presidente – restano le difficoltà che
coinvolgono anche gli allevatori perché anche i pascoli sono secchi. Ciò
significa che molti sono costretti ad acquistare mangimi che, nel
frattempo, sono aumentati anche del 50/60% per via della minor
disponibilità sul mercato”.