Secondo gli ambientalisti le disinfestazioni non sono risolutive
una guerra combattuta con tanto di cannoni e pompe telescopiche a lunga gittata. Il nemico da sconfiggere non è un pericoloso terrorista ma la famosa zanzara tigre (Aedes albopictus). Certo siamo in piena emergenza, la gente è disperata, i politici sono allarmati… i consensi precipitano vertiginosamente (come mai i comuni limitrofi, specie dell’area romagnola, vivono situazioni meno drammatiche… forse raccolgono quello che hanno seminato gli anni passati?) A mali estremi, estremi rimedi! Ecco la nube risanatrice: strade, giardini, parchi, orti, marciapiedi, muri, vetrate sono periodicamente trattati con quintali d’insetticidi irrorati per lo più di notte, quando le finestre sono spalancate ed i cittadini dormono tranquilli.Ma con quali costi? E non solo economici. Il risultato è stato disastroso e drammatico per tutto l’ecosistema naturale urbano (e forse alcuni cittadini se ne sono accorti), i “buoni” piretroidi (gli insetticidi usati così liberamente) hanno un po’ ridotto le zanzare ma, per il noto effetto di inquinamento e catena alimentare hanno portato letteralmente alla scomparsa forse del 90% di insetti di parchi, orti e giardini. Insetti dannosi? No, a fronte di una sola specie di zanzare sono scomparsi probabilmente anche una grande quantità di uccelli, dai passeri, alle cinciallegre, capinere … fino agli un tempo onnipresenti merli! Non si vede volare più nulla (e molti cittadini ce l’hanno segnalato) Cosa stiamo respirando in questi giorni? Le sostanze in questione sono principalmente piretroidi ed esteri fosforici nebulizzati periodicamente a dosi massicce. Studi in campo biochimico e tossicologico presentati in vari importanti convegni (basti citare il convegno “Zanzare, disinfestazioni e informazione” tenutosi il 16/05/2005 presso l’Aula Marconi del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e ampiamente pubblicizzati su internet, hanno dimostrato inequivocabilmente che un uso indiscriminato di questi insetticidi, oltre a recare un danno diretto all’ambiente, minacciandone la biodiversità, rappresenterebbero un probabile pericolo per la salute degli animali e forse anche dell’uomo, con conseguenze a breve, medio e lungo termine. La non selettività di queste sostanze implica la distruzione di numerosi insetti, tra cui anche quelli utili per l’impollinazione. Le api, ad esempio sono particolarmente sensibili a questi composti chimici: Le Associazioni ambientaliste avevano sollevato il problema preoccupate per la sopravvivenza di molti alveari e la possibilità d’inquinamento del miele.Indagini effettuate sul territorio nazionale hanno dimostrato la presenza di tracce rilevanti di piretroidi nel terreno, nei fiumi e nelle falde acquifere sotterranee, con serio pericolo per la catena alimentare degli esseri viventi. I piretroidi sono sotto accusa a causa della loro estrema tossicità per i microorganismi dell’acqua (ad esempio i batteri che purificano le falde acquifere), per numerose specie di pesci (esistono segnalazione di morie anche nel nostro territorio) e di uccelli acquatici (possibili alterazioni del metabolismo della vitamina D e del calcio). Per quanto riguarda l’uomo la letteratura medica parla chiaro: sono sostanze che a dosi massiccie, provocano reazioni allergiche (specie in soggetti particolarmente sensibili, come bambini e anziani) danni a carico sistema nervoso centrale, indebolimento delle difese immunitarie, alterazioni metaboliche e fenomeni di accumulo nei tessuti e organi vitali. Quanti orti e alberi da frutto esistono all’interno della città e nelle zone periferiche? Qualcuno è in grado di garantire, con tutto onestà, che non esiste nessun pericolo per il consumo di ortaggi e frutta (i trattamenti vengono effettuati durante le ore notturne e la maggioranza della popolazione forse non è sufficientemente informata sulle zone coinvolte in tali operazioni). A proposito della sbandierata innocuità e veloce degradazione del piretro è bene chiarire che tale prerogativa è riservata solo alla sostanza di origine naturale — per intenderci quella ricavata dalle infiorescenze del crisantemo (Crysanthemum cinerariaefolium) già usata dagli antichi romani come rimedio contro le pulci — e non quella prodotta per sintesi chimica, più stabile e sicura (e soprattutto più redditizia ), comunemente impiegata nelle disinfestazioni urbane e spesso associata ad altre composti che ne aumentano l’efficacia. Fermo restando che una sistematica e capillare sensibilizzazione dei cittadini e l’uso di metodi biologici antizanzara come l’impiego del Bacillus thuringiensis israelensis (un batterio specifico contro le larve di zanzara, assolutamente innocuo per gli altri animali e per l'uomo) rimangono gli strumenti più efficaci per una valida prevenzione, l’uso degli insetticidi deve occasionale e puntiforme. Le disinfestazioni a tappeto contro le zanzare adulte, realizzate con insetticidi distribuiti a pioggia sulla vegetazione e le case, oltre a essere dannose per l’ambiente, non sono risolutive: hanno solo un’efficacia temporanea (alcuni giorni al massimo) poiché non bloccano il successivo ripopolamento ad opera di adulti provenienti dalle aree vicine e da focolai riproduttivi non rimossi. Del resto anche le linee guida emanate dal Ministero della Sanità non prevedono trattamenti adulticidi massivi perché ritenuti a forte impatto ambientale e pericolosi per gli organismi non a bersaglio. Il WWF chiede al Comune di Pesaro, di valutare l’interruzione di queste “disinfezioni” ed all’ ARPAM di eseguire monitoraggi biologici per la effettiva verifica degli eventuali danni ad altri organismi».