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Legambiente, no al deposito di sabbia di Marina Palmense
La Regione prima ha individuato le aree per il ripascimento poi non ha realizzato gli interventi
Premettendo che su ogni intervento strutturale litoraneo gravano le conseguenze del cambiamento climatico e del prevedibile aumento del livello del mare, va anche ricordato che l’ampliamento delle spiagge con materiale di riporto può essere considerato se effettuato in tempi brevi e in casi d’emergenza, una soluzione valida purchè tale materiale (sabbie e ghiaie) sia compatibile con quello della spiaggia. Diversamente, in poco tempo e con qualche mareggiata, il materiale di riporto rischia di essere risucchiato ed il lavoro e la spesa si rivelano inutili. A Marina Palmense contrariamente alla maggior parte dei casi in cui il materiale viene immediatamente lavorato, è stato costituito un deposito e non capiamo il perché.
Facendo un passo indietro, va ricordato che la Regione Marche sin dal 2005 col piano integrato delle coste ha individuato i tratti di litorale sui quali intervenire col ripascimento senza prevedere alcun deposito. Desideriamo sapere come mai il materiale già estratto dal fondo sottomarino 35 miglia al largo di Civitanova Marche non sia stato distribuito su quei litorali.
Il deposito di circa 500.000 mc di sabbia (un cumulo di 130.000 mq alto 4m) di Marina Palmense non rappresenta solo un’iniziativa privata. E’ anche un risultato anomalo rispetto alle indicazioni del piano regionale delle coste in materia di ripascimenti costieri. Infatti questo deposito che per volume potrebbe soddisfare addirittura il 50% del fabbisogno regionale di sabbia per ripascimento, non è previsto. Ma per realizzarlo l’Ente regionale si è attivato con un intervento a dir poco sorprendente con la legge 16/2006 che, in variazione del piano paesistico vigente, ha consentito la sua costituzione ed equiparazione a cantiere costiero. Quest’ azione si è allineata con la posizione del Comune di Fermo che ha concesso in affitto l’area ex campo volo a Marina Palmense (una delle due grandi aree verdi della costa fermana essendo l'altra- purtroppo egualente a rischio-situata a nord del Comune di Porto San't Elpidio).
La Regione Marche prima ha individuato le aree per il ripascimento ma poi non ha realizzato gli interventi. E’ stato costituito invece un deposito di sabbia privata in assenza di qualsiasi atto contrattuale che ne vincoli la destinazione a ripascimento. Anche in questo il Comune di Fermo va di pari passo con la Regione perché punta l’attenzione sul fabbisogno di sabbia per ripascere proprio il litorale di Marina Palmense: richiesta palesemente strumentale trattandosi di una frazione modesta del deposito, che si sarebbe agevolmente realizzata in fase di fluitazione della sabbia. In più arrivata fuori tempo massimo. Va ricordato anche che il Comune di Fermo ha stipulato l’atto di concessione in affitto dell’area a lavori già iniziati. Il corrispettivo biennale di quell’affitto (150.000 €) non sembra congruo se ragguagliato ad un presumibile danno ambientale almeno decennale a causa della salinizzazione del terreno (nessuno ha dimostrato che siano stati posti dei teli saldati a protezione).
C’è quindi un rischio ambientale. E nonostante ciò la Regione Marche ha ritenuto inapplicabile la normativa in materia di VIA affermando anche che, ai sensi di legge, questo rischio non sussiste. Nutriamo forti dubbi pure sull’utilizzo di quella sabbia sulle coste fermane. Si tratta infatti di materiale monogranulare di diametro compreso tra 0,1 e 0,2 mm inutilizzabile su coste ghiaiose o con sabbie grossolane come le nostre. In base agli atti istruttori della Regione, il fabbisogno totale di sabbia è di 61700 mc (foce Metauro-foceCesano
e foce Potenza-Porto Civitanova) quantità molto inferiore rispetto ai 500mila mc del deposito. Le nostre perplessità aumentano per la nota del 27.3.07 del Ministero dello Sviluppo Economico indirizzata al Consiglio Regionale delle Marche . Sull’oggetto “parere su concessione per estrazione mineraria di sabbia dal fondo marino”, dopo avere citato la licenza di concessione n. 22/06 del 3.3.04, è riportato “ Secondo i dettami del diritto amministrativo l’atto concessorio… è inficiato da nullità insanabile, per incompetenza assoluta dell’Organo che lo ha emanato”. Forse quindi non esiste nessuna concessione.
L’ultima considerazione riguarda il dissesto costiero. Ormai tutti sanno che esso non dipende dal mare ma dalle attività dell’uomo. Il litorale di Porto S.Elpidio non è in arretramento e quindi i lavori attualmente in corso (costo 4 mln di Euro) sono ingiustificati e dannosi. Il litorale di Porto S. Giorgio/Fermo è aumentato di ampiezza con le scogliere ma nulla dimostra che era un litorale in arretramento. Questo in maniera lieve si registra a Marina Palmense e Molinetto non ripascibili col materiale sabbioso. Chiediamo a Regione Marche e Comune di Fermo le risposte che cerchiamo. Alla prima inoltre segnaliamo la necessità di emanare una direttiva che regoli modalità di esecuzione dei ripascimenti e che obblighi all’adozione della VIA.