Gino Girolomoni, in una raccolta gli scritti del pioniere dell’agricoltura biologica

Gino Girolomoni, in una raccolta gli scritti del pioniere dell’agricoltura biologica

Sabato 19 marzo in diretta streaming da Montebello si terrà la presentazione del libro “Adonai, Ti aspetto sulla collina”, a cura di Dario Benetti, edito da Fondazione Girolomoni e Quaderni Valtellinesi. Un’antologia che restituisce la ricchezza di un messaggio molto attuale, tra ambientalismo, Cristianesimo e cultura contadina.

Isola del Piano (PU) - Sabato 19 marzo alle ore 16.30 in diretta streaming dal monastero di Montebello si terrà la presentazione del libro “Adonai, Ti aspetto sulla collina”, a cura di Dario Benetti, edito da Fondazione Girolomoni e Quaderni Valtellinesi. Un’antologia che per la prima volta riunisce gli scritti di Gino Girolomoni, pioniere dell’agricoltura biologica in Italia, attivista, intellettuale, saggista e, soprattutto, contadino. Attraverso articoli, lettere inedite e documenti d’archivio, questa raccolta restituisce la ricchezza e l’unicità del messaggio di Gino, scomparso il 16 marzo di 10 anni fa. Un messaggio che ha unito fede, ambientalismo, territorio, agricoltura e che è sempre stato “parola viva”, spinta al cambiamento, scelta radicale: un’esperienza rivoluzionaria, iniziata negli anni ’70 nel cuore delle Marche, che ha saputo costruire un modello economico, sociale e culturale basato sul rispetto della terra e sulla centralità degli agricoltori.


All’evento interverranno il curatore Dario Benetti, giornalista, direttore di Mediterraneo Dossier, ed i figli di Gino, oggi alla guida della Cooperativa che porta il suo nome: Samuele, Giovanni Battista e Maria Girolomoni. Interverranno inoltre alcuni degli amici che hanno dato vita al fermento culturale cresciuto attorno a Montebello: Giannozzo Pucci, fondatore della casa editrice Lef, con Gino ha condiviso l’impegno nei confronti del mondo contadino; Piero Stefani, biblista, tra i protagonisti del cammino spirituale di Montebello; il videoreporter Giorgio Fornoni, conosciuto in Israele durante le spedizioni nei luoghi della Bibbia; don Raimondo Sinibaldi, una figura importante nel percorso spirituale e di ricerca biblico-archeologica di Gino; Giuseppe Paolini, sindaco di Isola del Piano e presidente della Provincia di Pesaro Urbino, vicino a Gino fin dagli inizi del suo progetto. A testimoniare l’attualità di un messaggio che continua ad essere fonte d’ispirazione interverrà Donato Nuzzo per la Casa delle agricolture “Tullia e Gino” di Castiglione d’Otranto, nata sul modello dell’esperienza di Montebello. L’evento sarà moderato dal giornalista Maurizio Socci.


“La nostra eredità culturale – commenta Maria Girolomoni, presidente della Fondazione Girolomoni - è singolare per aver incrociato ante litteram, anche dal punto di vista pratico, tre tematiche: l’ambientalismo, il Cristianesimo e la cultura contadina. Su queste basi è stata realizzata un’impresa che vuole investire su tutti i fronti, da quello agricolo a quello produttivo con la pasta, fino alla cultura con la rivista Mediterraneo Dossier e la Fondazione, e all’accoglienza con l’esperienza del GranoTurismo. Il contributo dell’amico Dario Benetti è importante, aggiunge un mezzo unico e peculiare per diffondere un messaggio ancora attuale. La nostra storia ci insegna che le convinzioni sono fondamentali anche nelle scelte imprenditoriali e che affondano le proprie radici nell’approfondimento culturale e spirituale.”


Come testimonia la scelta del titolo (Adonai è il termine con cui il popolo ebraico pronunciava il nome del Signore), la dimensione mistica e religiosa fu centrale nell’esperienza di Gino Girolomoni: “Quest’uomo è stato un punto di riferimento nel mondo cattolico italiano – osserva Dario Benetti - per i continui stimoli e richiami sui temi ambientali e sulla responsabilità morale dei cristiani per un equilibrio ecologico e per scelte di sviluppo serie e compatibili con la giustizia sociale e la salvaguardia del nostro pianeta (molti anni prima che fosse concepita l’enciclica Laudato Sì).”


Le pagine di “Adonai, Ti aspetto sulla collina”, con postfazione di Giovanni Battista Girolomoni, accompagnano il lettore attraverso la ricchezza degli incontri, la poliedricità degli interessi, le mille difficoltà interposte sul cammino, i dolori e le gioie della vita, per delineare i contorni di una figura affascinante e complessa, che ha lasciato un segno indelebile nella costruzione di “un’economia gentile”.

Il libro è disponibile in libreria e negli store on line.


Per seguire l’evento di presentazione collegarsi al link http://shorturl.at/bisFS

Per informazioni: facebook Girolomoni; email fondazione@girolomoni.it



Gino Girolomoni

Gino Girolomoni (Isola del Piano, 13 agosto 1946 – Fossombrone, 16 marzo 2012) è stato uno dei pionieri del biologico in Italia. Giovane sindaco di Isola del Piano nel 1970, si impegna presto per il recupero del monastero di Montebello, fondato nel 1380 da Pietro Gambacorta da Pisa e sede del nascente ordine dei Girolamini (Eremiti di S. Girolamo). Girolomoni vi si trasferisce a vivere con la famiglia e un gruppo di amici con l’intenzione di recuperare il territorio circostante dall’abbandono; una rinascita che si realizza attraverso un’agricoltura diversa, basata esclusivamente su elementi e processi naturali. Nel 1977 è fondatore della Cooperativa agricola Alce Nero, oggi Girolomoni, e crea nel tempo un pastificio, un agriturismo, un mulino, coinvolgendo centinaia di agricoltori; la sua esperienza di “ritorno” in collina ha attratto per decenni l’attenzione di numerosi intellettuali e uomini di esperienza italiani e stranieri; autore di numerosi saggi, ha fondato nel 1996 il periodico Mediterraneo Dossier. Oggi la Cooperativa Girolomoni è una delle più importanti realtà del biologico in Italia e il monastero continua ad essere luogo di incontro e di dialogo. Scomparso improvvisamente nel 2012 oggi riposa, accanto all’amata Tullia, nella chiesa della Trinità di Montebello.






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La Fondazione culturale Gino Girolomoni, con sede presso il monastero di Montebello ad Isola del Piano (PU), è impegnata nella conservazione e promozione del patrimonio documentale e valoriale lasciato da Gino Girolomoni, pioniere dell’agricoltura biologica in Italia. Si occupa in particolare dell’archiviazione di scritti, documenti e libri, della divulgazione del pensiero di Gino Girolomoni e della valorizzazione dei luoghi in cui la vita e il paesaggio agrario, grazie a lui e alla moglie Tullia Romani, hanno ritrovato significato e potenzialità economiche, tra le colline delle Cesane, al monastero di Montebello, in un'ampia area tra Urbino e Isola del Piano. Oltre alla gestione degli spazi del monastero, fa capo alla Fondazione la produzione di opere sulla figura e la vita di Gino Girolomoni, l'organizzazione di convegni e mostre sulla sua attività e la redazione della rivista Mediterraneo Dossier, di cui lo stesso era direttore.

La vita di Gino testimonia la possibilità di attivare concrete iniziative economiche rispettose dell'ambiente, del paesaggio e della salute, nel solco della millenaria tradizione contadina e pastorale del nostro Paese. In questo senso la Fondazione, partendo dalla terra in cui Girolomoni è vissuto, si prefigge di rendere il suo messaggio un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per una concreta proposta di sviluppo sostenibile del territorio.


Quaderni Valtellinesi: la cultura locale e il mondo. Era l’ottobre del 1981 quando un gruppo di giovani universitari decise di dare avvio all’esperienza di un nuovo periodico in provincia di Sondrio. Questo gruppetto di ragazzi neo-laureati, di matrice cattolica prese ispirazione da un movimento che, in quegli anni, rappresentava la voce di un popolo libero nei regimi socialisti della “cortina di ferro”, il Samizdat. I dissidenti riuscivano a realizzare un’importante rete di auto-editoria utilizzando i metodi più artigianali, con fogli battuti a macchina e ciclostilati, moltiplicati con la carta carbone e con il ciclostile o stampati con macchine clandestine semi professionali. Si trattava della società parallela, descritta da Charta ’77 e dai suoi principali esponenti. Se potevano farlo loro, in un regime privo di libertà, perché non si poteva fare anche in Valtellina e Valchiavenna? Il motto, fin dal primo numero fu: “La cultura locale e il mondo” ed esprimeva una intuizione di fondo: possiamo incontrare e aprirci alla realtà solo se sappiamo bene chi siamo e quali sono le nostre radici. Dopo 40 anni e 8.000 pagine pubblicate il periodico è diventato una casa editrice. Quaderni Valtellinesi è oggi un punto di riferimento per chi lotta contro la cancel culture, ormai dilagante, per chi sta lavorando con pazienza ad una società più vera, per una ecologia umana, oltre che per un ambiente meno avvelenato, per chi, passo dopo passo, sta ricostruendo una civiltà, quella delle comunità della montagna e della collina in Italia e in Europa. www.quadernivaltellinesi.com