Il condannato ha sempre sostenuto l'involontarietà della sua condotta
Il fatto risale al novembre del 2002, a Cossignano. Mannocchi, esperto cacciatore, ha sempre sostenuto che il colpo partì accidentalmente mentre era intento a pulire l'arma.
La difesa aveva chiesto la derubricazione dell'imputazione da omicidio volontario a colposo, spiegando che il colpo partì mentre in modo accidentale. Diversa invece la ricostruzione del procuratore generale Gaetano Dragotto, secondo cui la dinamica del fatto escluderebbe questa ipotesi. Lo sparo, infatti, partì a circa 80 centimetri di distanza dalla vittima e la pallottola la colpì in modo letale alle spalle. Ad avvalorare in modo ulteriore l'accusa di omicidio volontario anche le testimonianze dei continui screzi tra i coniugi (lei 56 anni). In diverse circostanze i due si sarebbero minacciati reciprocamente di morte. Il collegio ha accolto la tesi dell'accusa riconoscendo ai due figli della coppia, costituitisi parte civile, di avere un risarcimento danni dal padre.