L'appello della Confcommercio all'assessore Petrini per la tutela dei commercianti
Forte il reclamo dell'associazione per tutelare i legittimi interessi degli operatori commerciali e turistici. Quest’anno la stessa Confcommercio si è mossa in anticipo investendo della problematica l’Assessore alla pesca della Regione Marche, Paolo Petrini, poiché di recente la Corte Costituzionale, respingendo il ricorso del Governo presentato nel 2006 contro la legge Regionale N°66/2005 della Regione Toscana, ha ribadito che su pesca ed acquacultura la competenza esclusiva è delle Regioni.
E così, con una circostanziata nota a firma del presidente provinciale Igino Cacciatori e del direttore Giorgio Fiori, la Confcommercio ha rivolto un appello all’assessore Petrini, alla luce dei maggiori poteri pervenutegli sul fermo pesca, sia dalla Corte Costituzionale, sia dal fatto che lo stop temporaneo della pesca è da quest’anno legato al FEP (Fondo Europeo per la Pesca) per cui il Ministro delle Politiche Agricole deve necessariamente stilare il piano del fermo 2007, di concerto con le Regioni.
I rappresentanti della Confcommercio hanno chiesto in particolare alla Regione che il fermo per le Marche venga adottato, finalmente, tenendo conto delle esigenze dei pescatori, ma anche dei commercianti in pesce e quindi dei ristoratori specializzati.
«Sussistono delle tesi- precisa Giorgio Fiori- secondo le quali il fermo biologico non serve a nulla nei mesi estivi poiché il periodo non coincide con quello di maggiore concentrazione delle forme ittiche giovanili e che lo stesso, per essere utile, dovrebbe svolgersi in tarda primavera o all’inizio d’autunno. Pertanto abbiamo chiesto che, quanto meno, il fermo venga previsto dopo il 15 Agosto (come è già successo nel 2005) ovvero che si preveda un fermo per fasce, dividendo le zone costiere via via da quelle più lontane con inibizione alternata della pesca». «Pur nella consapevolezza che il pesce fresco si reperisce sempre e comunque anche durante il fermo, poiché basta pagarlo i ristoratori –sostengono i rappresentanti di Confcommercio- sono costretti a ritoccare i prezzi e comunque si ingenera nei consumatori una sorta di convinzione che nel periodo di fermo di rischia di trovare al ristorante solo pesce congelato, comportando una diminuzione della domanda e nel contempo un danno all’attrattiva turistica, legata anche alla qualità dell’enogastronomia».