Discarica Relluce, il Comune non può far finta di nulla

Discarica Relluce, il Comune non può far finta di nulla

Marcaccio: «E' necessario riprendere il discorso interrotto da quattro anni»

E ciò a causa delle difficoltà che incontra il comune nel vedersi approvato il progetto di realizzazione di una quinta vasca di smaltimento nell’impianto di Relluce. Mi chiedo se si sono mai preoccupati delle proteste di centinaia di cittadini che abitano nei pressi dell’impianto di Relluce, manifestatesi persino con Consigli comunali aperti, per l’aria resa irrespirabile dai miasmi provenienti dal sito della discarica: forse perché risiedono a Castel di Lama o ad Appignano, le loro ragioni hanno meno valore? E che dire delle condizioni di lavoro del personale che lì opera e che denuncia patologie di varia natura e gravità?
Su questi gravi presupposti si è mosso il Consiglio provinciale che ha approvato una mozione che chiede che si neghi l’ampliamento della discarica di Relluce. Va anche ricordato che, dopo il voto in Consiglio, la competente commissione consiliare ha svolto sopralluoghi per cercare di capire la reale portata dei problemi, nella piena consapevolezza che occorra trovare soluzioni che contemperino la necessità di salvaguardare il servizio di smaltimento con la tutela della salute degli abitanti della zona e dei lavoratori che operano nel sito. Si è appurato che esistono soluzioni tecniche che possono rispondere a queste necessità e si sta lavorando per questo. Ma certo nessuno, in primis il comune di Ascoli, può far finta che i problemi non esistano.
Ricordo che da quattro anni il Piano provinciale dei rifiuti è bloccato in un aspetto estremamente importante, quello della gestione consortile degli impianti comprensoriali, a causa dell’atteggiamento proprio dei comuni di Ascoli e Fermo nei cui territori insistono i due impianti strategici di smaltimento dei due ambiti della Provincia. I due Comuni hanno sempre ostacolato la nascita dei Consorzi perchè molto più interessati al ritorno commerciale derivante dalla gestione dei rifiuti che ad una equa e razionale conduzione del servizio.
Ora che l’impianto di Relluce è prossimo all’esaurimento, dopo anni in cui l’egocentrismo del capoluogo ha prevalso sull’esigenza di lavorare tutti insieme per razionalizzare il problema, scaricando sui Comuni viciniori la parte meno gradevole dello stesso, il Comune di Ascoli e i suoi sostenitori esterni cercano di rovesciare sulla Provincia la responsabilità paventando difficoltà nell’erogazione del servizio e la moltiplicazione dei costi per le famiglie.
La mozione approvata in Consiglio non prelude all’apertura di un conflitto con il Comune di Ascoli, del quale nessuno avverte l’esigenza e soprattutto l’utilità: semplicemente quel documento significa che, in questa fase, è necessario riprendere il discorso interrotto da quattro anni e ricominciare a pianificare la gestione dei rifiuti non solo secondo logiche commerciali, come avvenuto finora, ma secondo principi di equità e perequazione che dovrebbero ispirare ogni amministratore pubblico. Anche perché occorre sapere che la normativa introdotta nel 2003, che recepisce a sua volta una direttiva europea, obbliga ad una gestione più attenta e accurata, con monitoraggi specifici, delle discariche “post mortem” per almeno 30 anni. Un onere che, secondo la logica sin qui seguita da Ascoli, dovrebbe far carico al solo comune capoluogo che fino ad oggi ha beneficiato degli introiti dell’impianto.
Noi rifiutiamo questa logica, onori e oneri devono essere ripartiti tra tutti coloro che si servono della struttura: per questo sono fiducioso che il momento critico che stiamo vivendo induca tutti a riconsiderare i propri atteggiamenti. E proprio con questo spirito è stato già stato convocato per il 28 maggio prossimo un incontro con tutti i Sindaci per ridiscutere l’intera questione».