/La lettera alle istituzioni di Antonella Marcantoni
La lettera alle istituzioni di Antonella Marcantoni
Da mesi chiede il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge 44 del '99 sulle vittime d'usura
Qualunque atto di rinuncia alla mia vita dovessi commettere per il giorno dell'esecuzione immobiliare sarà da imputare esclusivamente alla mancata volontà di determinate istituzioni di salvare la mia dignità di essere umano». Così Antonella Marcantoni si rivolgeva al commissario di Governo di Fermo, al presidente del Tribunale, al procuratore di Fermo, e al prefetto di Ascoli Piceno. La sua richiesta era ottenere un nuovo rinvio dello sfratto della sua famiglia dalle due abitazioni finite all'asta.
La ragazza ha ventotto anni, è laureata in architettura e si rese tristemente famosa a febbraio, quando denunciò, nel corso di un convegno sulla legalità, che per un debito di 100 milioni, suo padre Enzo, artigiano calzaturiero, era finito preda di commercialisti "infedeli" e "strozzini" (vittima di tassi usurari fino al 260%) e aveva perso le due case di famiglia, a Sant'Elpidio a mare. Gli immobili sono al centro della doppia ordinanza di sfratto diventata esecutiva oggi.
Secondo Antonella l' acquirente delle palazzine sarebbe un prestanome dei presunti usurai. Ma su questi aspetti della vicenda, le indagini avviate dalla magistratura non sono ancora giunte ad una conclusione.
Marcantoni chiede, dall'inizio della sua vicenda, il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge 44 del 1999 sulle vittime di usura. La sua famiglia è composta da padre, madre, due figli, e l'anziana nonna malata, tra l'altro, di Alzheimer.
«Preferite la mia onestà o l'impunità del delinquente?» E' questa la conclusione del messaggio.