L'imprenditore non ha pagato le tasse per 46 milioni di euro
L’individuazione ed anche il successivo rintraccio dell’imprenditore non è stato semplice in quanto prestava la propria attività in prevalenza all’estero mentre in Italia, frazionava le proprie prestazioni professionali in diverse località anche molto distanti tra loro spostandosi per lo più a bordo di una lussuosissima “Ferrari”.
Ed è stata proprio la passione per la costosissima “F430 coupè” a smascherare alcune società costituite con lo scopo di conseguire consistenti profitti da non dichiarare al Fisco. Non è valso a nulla l’espediente di acquistare direttamente in Germania la lussuosa automobile autovettura. Il paritetico Fisco tedesco ha messo in allarme le Fiamme Gialle di Ascoli Piceno, grazie al regolamento della Comunità Europea che contempla, tra l’altro, lo scambio di dati, notizie ed informazioni sui casi fiscalmente più anomali, attraverso una specifica segnalazione sulle vendite più significative effettuate dall’impresa della Germania che aveva venduto la Ferrari “F430 coupè”.
Ciò ha portato alla luce un caso di maxi- evasione fiscale, in un contesto di accertamenti ed approfondimenti che ha interessato la stessa impresa tedesca ed una serie di società dislocate tra la provincia di Ascoli Piceno e quella di Vicenza, operanti nel settore della lavorazione, recupero e commercio di rottami ferrosi e metallici.
Le indagini hanno subito un' accelerazione quando presso il recapito di una “mail box” di Ascoli Piceno sono pervente le sedi aziendali di due società inesistenti. Inoltre queste risultavano essere state da poco cedute ad una persona residente nel vicentino, in realtà un “prestanome” , il cui unico compito era quello di gestire “sulla carta” le aziende, omettendo la presentazione delle prescritte dichiarazioni dei redditi per più periodi d’imposta.
Le verifiche fiscali avviate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno hanno consentito di accertare che le scritture contabili erano sparite al solo fine di impedire materialmente la ricostruzione del reale volume d’affari aziendale e del conseguente debito erariale.
Le Fiamme Gialle dopo un lavoro di ricostruzione dei rapporti commerciali intrattenuti su tutto il territorio nazionale dalle due aziende, per la quale sono state eseguite ulteriori 26 verifiche e la disamina di una decina di posizioni bancarie, sono riuscite a risalire all’ammontare complessivo dei ricavi non dichiarati al Fisco, pari a circa 46 milioni di euro con una correlata evasione dell’I.V.A. per oltre 300.000 euro. I reati sono di “omessa dichiarazione” e di “occultamento dei documenti contabili”. Gli elementi ricostruiti dalle Fiamme Gialle sono ora al vaglio della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, che coordina le successive indagini tese ad attribuire le conseguenti responsabilità a tutti coloro i quali hanno realmente beneficiato della maxi-evasione fiscale accertata.