Sanità, niente paura i patti verranno rispettati

Sanità, niente paura i patti verranno rispettati

Spacca: «Siamo partiti da un deficit che raggiungeva i 380 milioni di lire»

La polemica sollevata dal sindaco Sturani non ha motivo di esistere: non ci può essere un collegamento tra le risorse ottenute dalla vendita dell’Umberto I e i progetti di sviluppo della Sanità, che vanno realizzati nel capoluogo e che sono a beneficio dell’intera comunità regionale».
Il presidente Gian Mario Spacca, presenti tutti i membri dell’esecutivo, ha incontrato i giornalisti e ha spiegato qual è la posizione della Regione.
«C’è un’implicazione di carattere politico su cui è bene essere chiari – ha detto – il nostro principale punto di forza è essere riusciti a coniugare il protagonismo dei territori con l’interesse più complessivo, in modo che a tutti i marchigiani vengano garantiti gli stessi servizi e prestazioni, a cominciare dal diritto alla salute, in una logica di “coesione, solidarietà, armonia”. Logiche  solo rivendicazionistiche corrispondono a dinamiche “di tipo leghista che respingiamo».
Il presidente ha spiegato che questo approccio non solo garantisce la coesione della comunità, in una dinamica di “governance” e di “sistema” ma, conviene anche ad Ancona: infatti è essenzialmente una città di servizi, se dovesse vivere solo delle risorse che produce al suo interno non potrebbe svolgere il ruolo di capoluogo, lo può fare perché vive con le risorse prodotte nel resto della regione.
E, sempre in tema di Sanità, è stato ricordato che, per sanare il deficit, a suo tempo sono state aumentate le addizionali IRPEF e IRAP, risorse reperite in tutta la regione: perché “siamo partiti da un deficit che raggiungeva i 380 milioni di lire.”
La Sanità, nelle Marche, è stata organizzata su base regionale, c’è un’unica ASUR, il bilancio è unico: tutto ciò proprio per evitare una “lotta” tra territori.
Altra cosa è chiedere il rispetto degli accordi: ma, ha ribadito, questi non sono messi in discussione.
Il presidente ha poi ricostruito la storia che ha dato il via alle polemiche. Vantiamo nei confronti dello Stato 732 milioni di credito, di cui 502 sono le risorse ottenute con le addizionali introdotte per far fronte ad deficit della Sanità: risorse rastrellate sul territorio, andate a Roma e mai restituite.
Nonostante ciò, abbiamo comunque dovuto dare una risposta al deficit attuale della Sanità che ammonta a 42 milioni di euro. Alla Commissione Massicci abbiamo potuto rispondere positivamente, reperendo le risorse nell’ambito del bilancio regionale, attraverso i cosiddetti “residui perenti” (economie che si possono creare e vengono accantonate nel bilancio). Abbiamo anche predisposto una proposta di legge, che farà il suo normale iter in Consiglio regionale: prevede che eventuali risorse risultanti dalla vendita di immobili possano essere utilizzate per sanare i deficit di bilancio: una proposta di legge che è bene che faccia il suo corso per una ulteriore garanzia di gestione oculata del bilancio regionale. E’ ovvio che il risultato di queste vendite non può che finire nel bilancio regionale, nel caso della sanità e per altri settori, così come è sempre stato per il resto del territorio.
Il vice presidente Luciano Agostini ha ribadito che quando si vanno a toccare i fattori coesivi di una comunità, non ci possono essere chiusure localistiche. Pietro Marcolini ha detto che il “bilancio è unico”, che il problema è quello di tenere sotto monitoraggio gli “impegni che vengono assunti”. L’assessore Almerino Mezzolani ha sottolineato lo spirito dell’intervento in materia di Sanità: garantire a tutti i cittadini parità di trattamento, ottimizzando le risorse, ha di nuovo assicurato Ancona che gli impegni verranno rispettati: spostamento Salesi, parcheggi e pronto intervento all’INRCA, per un totale che supera gli 80 milioni di euro. Sono state fornite anche alcune cifre. Nel triennio 2004-2006 il 44% dei progetti dell’intera regione si è concentrato su Ancona. La spesa media pro-capite complessiva della zona 7 è di 2.649 euro, contro la media di 1.603. C’è poi il problema di Torrette che ha perdite economiche che raggiungono 72 milioni di euro, che vanno ripianate.