Strage di Appignano, il padre del rom chiede scusa

Strage di Appignano, il padre del rom chiede scusa

"Quello che è successo è una disgrazia, non ammazziamo la gente"

"Chiedo scusa per questa terribile disgrazia - ha proseguito - che certamente nessuno di noi voleva accadesse. Non doveva succedere, e ne siamo profondamente addolorati". Ora l'intera comunità di circa 45 persone è in Puglia. Le parole del nomadi arrivano il giorno dopo la polemica politica di cui avremmo fatto a meno. I soggetti della diatriba sono il centrosinistra (che amministra il Comune di Appignano, la Regione e la Provincia di Ascoli Piceno) e il centrodestra (Comune di Ascoli) su chi ha o non ha trovato per tempo una soluzione al 'problema Rom'.   "Quella sera - racconta Majo Ahmetovic - sono passato dal luogo dell'incidente, ho dato una mano per i primi soccorsi, ma poi ho avuto paura che qualcuno potesse prendersela con noi, così sono corso al campo e siamo andati via subito".      Due giorni dopo, al termine dei funerali dei ragazzi, il campo ormai deserto è stato distrutto da un incendio che qualcuno ha appiccato per ritorsione. Un gesto sul quale indaga il sostituto procuratore Carmine Pirozzoli e che è stato condannato anche dal padre di uno dei giovani morti, che ha invocato giustizia, non vendetta.   Parole che, forse, hanno convinto il genitore dell'omicida a cercare comprensione. "Capiamo il dolore di tutti gli appignanesi, ma quello che è successo è una disgrazia. Non abbiamo più nulla - dice Majo - siamo andati via in fretta e quello che era rimasto è stato bruciato. Chiediamo aiuto per i nostri figli: con noi abbiamo solo qualche vestito e qualche coperta". "Siamo da soli, meglio non coinvolgere nessun altro in questa brutta storia" sottolinea Ahmetovic. "Se fosse possibile, vorremmo tornare, magari in quella nuova sistemazione a Campolungo (una soluzione indicata dal Comune di Appignano e dalla Regione, ma che non piace all'amministrazione di Ascoli ndr) che a noi andava bene". "E' importante soprattutto per i nostri bambini, perché possano tornare a scuola" spiega il nomade.  Majo è affranto quando parla del figlio Marco: "Aveva bevuto, ma non so perché, non era solito bere così tanto. Anche a nome suo chiedo scusa a tutti. So che è distrutto, che piange per quei morti, per la ragazza, Eleonora, con la quale era andato a scuola. Ha sbagliato, ma non è un cattivo ragazzo. Come tutti noi che, magari, abbiamo avuto qualche piccolo problema con la giustizia, ma non andiamo in giro ad ammazzare la gente".