I Rom pronti per migrare a Campolungo, beffa del destino

I Rom pronti per migrare a Campolungo, beffa del destino

L'impossibile dialogo con il Comune di Ascoli

Un'azione che però proietta ombre poco civili su gente che ha dimostrato una speciale dignità di fronte al dolore per la perdita di quattro giovani vite strappate con violenza inaudita da un delinquente senza scusanti. Allora occorre trarre altre conseguenze per tradurre le emozioni, le inquietudini, le intemperanze che si sono alimentate ad Appignano. In una conferenza stampa l'assessore regionale Marco Amagliani, il presidente della Provincia Massimo Rossi, il sindaco di Appignano Nazzarena Agostini, il sindaco di Offida Lucio D'Angelo, in rappresentanza dell'Unione dei Comuni, e l'assessore provinciale Licia Canigola, hanno cercato di tracciare un solco ben visibile tra le responsabilità da perseguire per la delinquenza che ha provocato una strage e per l'incendio appiccato al campo nomade, dalla soluzione per spostare i Rom in una destinazione più dignitosa per quelle persone e meno “ingombrante” per il paese.
Quest'ultimo gesto, che va condannato da ogni società che si onori di essere chiamata civile, poteva produrre altri lutti: potevano esplodere alcune bombole di gas mentre i vigili del fuoco erano intenti a spegnere l'incendio. Gli stessi pompieri ne hanno messo in sicurezza quattro o cinque. E se qualche vigile fosse rimasto vittima di un'eventuale esplosione? Avrebbe dormito sonni sereni il fanatico che ha partorito quella “brillante” idea?
Come si può vedere l'esaltazione, forse anche per un eccesso di comunicazione sui Rom di Appignano, può creare prospettive non sempre prevedibili. Tra l'altro, appiccare le fiamme a quel campo purtroppo non serve a riportare in vita quei quattro ragazzi tolti a tutte le speranze per il futuro che certamente avevano in sé.
Così il giorno dopo la sepoltura, quando la vita deve continuare malgrado tutto, quando ancora i sentimenti faticano a riconciliarsi con la vita, quando alle famiglie pare ancora di vivere in un incubo sorto all'improvviso lunedì notte e difficile da scrollarsi di dosso nonostante la grade solidarietà degli appignanesi, quando il vortice della comunicazione pare quello di una fiction lontana anni luce dalla propria realtà cittadina, le istituzioni cercano di riportare in una luce normale lo stato di una situazione burocratica che solo per un mese, forse, poteva concedere altre chance alle persone protagoniste di questa amara storia di cronaca e di vita.
Era tutto pronto al trasferimento dei Rom a Campolungo. «C'erano voluti circa due anni – dice Nazzarena Agostini, sindaco di Appignano del Tronto – ma alla fine la soluzione c'era. La sera del 23 aprile, la stessa sera in cui poche ore dopo si sarebbe consumata la tragedia, il padre di una delle giovani vittime discuteva con me su quello che sarebbe accaduto. Gli dicevo di come dovevamo attendere circa un mese, un mese e mezzo, quello chiesto dal sindaco di Ascoli Piero Celani per ragionare sulla faccenda, per lo spostamento della comunità Rom a Campolungo. Quel mese non è stato concesso dal destino. Nazzarena Agostini ha taciuto nei giorni del dolore, ma altri non hanno tenuto lo stesso comportamento, hanno detto che il sindaco di Appignano non voleva che i Rom andassero via, che non ha fatto nulla per dare soluzione al problema. Le chiacchiere, alimentate anche da una campagna di stampa che esponenti del centrodestra ascolano non hanno perso l'occasione di montare, si possono confutare solo con  documenti ufficiali. La storia burocratica dura circa due anni. In mezzo un dialogo quasi impossibile con Ascoli.
Con l'assessore Travanti che tira fuori dal cilindro la “provocazione” Sentina come luogo per i Rom. «D'altro canto - dice il sindaco di Appignano - l'assessore Giulio Natali diceva che per spostare i Rom si sarebbe dovuto passare sul suo cadavere. Questa era la politica che dialogava sul problema. Mi hanno detto di tutto in questo periodo, che ero dalla parte dei Rom per i voti: solo che i Rom non votano, che ho dato soldi ai Rom invece che ai cittadini di Appignano, in realtà il Comune non ha risorse, ho solo trovato finanziamenti (7 mila euro) per rendere più decente e igienico quel posto dove ci sono bambini piccoli». Dicono che è colpa del centrosinistra perchè i Rom ad Appignano, in una casa di proprietà del Comune di Ascoli, ce li la messi Roberto Allevi quand'era sindaco, nel 1996. Erano in 10 o 12 (oggi sono in 32) allora e per Allevi si trattava di una situazione temporanea. Poi però non venne rieletto. Da allora il Comune di Ascoli ha pensato bene di non occuparsi della questione.

Tra un mese i Rom sarebbero andati via: la vicenda burocratica
Sono dell'11 ottobre 2005 le prime lettere spedite alla prefettura di Ascoli per la richiesta di un tavolo operativo per concertare le migliori azioni che dessero soluzione al problema Rom. Vengono segnalati numerosi problemi d'ordine pubblico. Il 10 dicembre del 2005 in una riunione era presente anche il sindaco Piero Celani. Il 20 dicembre del 2005 arriva il primo incontro in Prefettura tra Comune di Appignano, Comune di Ascoli, Unione dei Comuni della vallata: si stabilisce un nuovo incontro tecnico per esaminare proposte di individuazione di una nuova area dove collocare i Rom. Il 3 marzo 2006 altro incontro in Prefettura. Presenti Regione Marche, i comuni di Ascoli, Appignano, di Offida, di Castel di Lama, di Spinetoli, e l'Asur 13. C'è l'impegno a formulare nella riunione successiva soluzioni alternative per la migliore sistemazione. Il 6 novembre 2006 l'incontro con il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca: il Comune di Appignano individua l'area di Campolungo di proprietà della Regione per collocare i Rom. Viene avviato una studio di fattibilità. Il 29 novembre del 2006 altro incontro, stavolta in Comune ad Appignano, per valutare la fattibilità tecnica dello spostamento. Ci sono oltre ai rappresentanti di Appignano, la Provincia di Ascoli, la Regione Marche, l'Unione dei Comuni della vallata, l'Ambito territoriale caccia e pesca (Atcap, locatari dell'area). Il 14 dicembre 2006 l'incontro in Provincia tra tecnici del Comune, della Provincia e dell'Autorità di Bacino: si stabilisce che l'area è idonea per ospitare il campo. Il 15 dicembre 2006 l'incontro in Regione con Provincia, Comune di Appignano e Atcap per spiegare la fattibilità tecnica dello spostamento del campo. L'Atcap chiede che venga studiata una strada d'accesso indipendente per l'accesso alla porzione d'area loro assegnata. Nel febbraio 2007 l'accordo con i proprietari di una striscia di terreno che permette di realizzare la nuova strada di accesso all'area affittata dall'Atcap. A marzo del 2007 il progetto esecutivo dell'area e i contatti con Enel e Ciip per l'allestimento.
Il 19 marzo nelle more del Consiglio d'amministrazione dell'Ato il sindaco di Ascoli Piero Celani, viene informato che una soluzione per i Rom c'è, è quella di Campolungo. Ad Informare Celani è il sindaco di Appignano Nazzarena Agostini che blocca il primo cittadino di Ascoli nel bagno dei maschietti. La sua è una posta. Si becca addirittura la “tirata d'orecchio” del sindaco di Ripatransone che fa notare che non è il bagno delle signore. «Da qui non mi sposto – dice il sindaco di Appignano – devo parlare assolutamente con Celani». Celani esce dal bagno, vede Nazzarena Agostini e indicandola dice:«i Rom». Il sindaco di Ascoli viene posto a conoscenza della soluzione trovata e chiede un mese, un mese e mezzo di tempo per proporre un'eventuale alternativa. Il tempo non c'è stato.

L'assessore Marco Amagliani chiarisce il ruolo
della Regione e plaude il sindaco Agostini
Amagliani non ha esitato a definire l’autista del furgone un “imbecille delinquente che ha tolto dal mondo quattro giovani vite della stessa età dei miei figli, ma un imbecille come purtroppo ce ne sono tanti. Quella persona dovrà rispondere dinanzi alla legge del crimine commesso, ma allo stesso modo mi auguro che si individuino al più presto coloro che ieri sera hanno incendiato il campo: non possiamo accettare le vendette sommarie né tantomeno che ci si abbandoni a furie iconoclaste e razziste”. L’episodio di cronaca va dunque tenuto separato dalla questione dei Rom nel Piceno. “Alcune settimane fa ho visitato il campo – ha detto Amagliani – e ho visto una situazione, soprattutto quella dei bambini, oltre i limiti della civiltà. Dopo quasi due anni di lavoro, grazie all’impegno costante, appassionato, indefesso del sindaco Agostini, si era finalmente riusciti a trovare una soluzione utilizzando un terreno di proprietà del demanio regionale in località Campolungo di Ascoli. Avevamo anche reperito i finanziamenti per la sua sistemazione: le persone avrebbero abitato in moduli del tipo usato per i terremotati e avrebbero pagato un equo corrispettivo. La tragedia ha impedito che l’operazione si potesse concretizzare. Ora mi chiedo dove sono quelle persone e soprattutto quei bambini - ha detto ancora Amagliani – che, lo ricordo, sono iscritti nell’anagrafe di Appignano”.

Il vescovo ha celbrato il rito funebre

Convalidato l'arresto del Rom che ha causato la strage