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Festa della Liberazione in memoria dei partigiani
Il sindaco Gaspari ha ricordato i 4 ragazzi morti
La cerimonia del 25 aprile, 62° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo si è svolta ieri mattina nella sala consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto.
Il sindaco ha parlato dello spirito con cui è stata organizzata la manifestazione di quest’anno: la memoria del sacrificio dei partigiani locali, della Resistenza in generale e il coinvolgimento dell’intera città attraverso i comitati di quartiere e le associazioni sportive in una festa popolare.
Corone di fiori, da parte di rappresentanti dell’Anpi e di cittadini dei quartieri sono state deposte presso le lapidi che ricordano alcune delle vittime sambenedettesi del nazifascismo: presso il cippo dedicato al Ponterotto a Neutro e Salvatore Spinozzi ed Elio Fileni, alla lapide per Luciano Nardone ed Isaia Ceci (alla presenza dell’assessore allo Sport Eldo Fanini) e al cippo di Offida, che ricorda i fratelli Antonio, Cesare e Luciano Gabrielli (con alcuni discendenti e l’assessore alla Cultura Margherita Sorge, oltre alle autorità offidane).
Dinanzi al Comune, in piazza Bambini del Mondo, si sono svolte manifestazioni sportive riservate ai bambini, con la partecipazione del Centro Sportivo Italiano e di Radio Azzurra, oltre che delle famiglie. Sala consiliare davvero gremitissima, con i sindaci delle città del comprensorio, rappresentanti dell’Anpi, tutte le autorità civili e militari (sui banchi della giunta, oltre a coloro che hanno preso la parola, il sottosegretario Colonnella, il senatore Ciccanti, l’on. Ricci, il consigliere regionale Donati, il vicepresidente della Provincia di Ascoli Mandozzi, il viceprefetto Tomassini, la presidente del Consiglio Capriotti), le associazioni combattentistiche e d’arma, cittadini, sportivi, i cortei giunti dai quartieri insieme alla Fanfara dei Bersaglieri.
Toccante la testimonianza di Emanuela Mazzocchi, nipote di Mario, uno dei partigiani sambenedettesi, ucciso ventenne a Monsampietro di Venarotta il 12 marzo 1944. Ma vibrante anche l’intervento del sindaco di Grottammare Luigi Merli, che ha centrato il suo intervento sui valori della Resistenza, «nel rispetto di tutti i morti, ma contro i facili revisionismi», citando Piero Calamandrei, Giorgio Bocca, Sandro Pertini.
Prima dell’inno di Mameli la relazione del dott. Andrea Rapini, ricercatore presso l’Università di Bologna e autore di un testo sull’argomento, che ha parlato delle manifestazioni dell’antifascismo nel corso della storia repubblicana, a partire dalla stesura della Costituzione, alle proteste che attraversarono l’Italia nel 1960 all’ipotesi di un governo con la partecipazione dell’Msi, all’“applicazione” della Costituzione stessa dagli anni ’60 in avanti: «l’antifascismo», ha concluso Rapini, «è dunque un patrimonio da portare nella Seconda Repubblica senza retorica, consapevoli sia delle contraddizioni che vi furono nella Resistenza, sia dell’importanza che ha avuto nella fondazione e nella difesa della democrazia italiana nel corso dei tempo, per esempio negli anni della strategia della tensione messa in atto dagli anti-antifascisti».
Alla manifestazione in Comune ha fatto seguito il tradizionale corteo, con i gonfaloni delle città rappresentate lungo le vie del centro e la deposizione delle corone ai monumenti ai caduti in viale Secondo Moretti e presso la sede della locale sezione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (per la Capitaneria di porto il vicecomandante Piccioli), con la partecipazione del Concerto Bandistico Città di San Benedetto e le majorette. Un punto di ristoro è stato allestito in centro dal Gruppo volontari della Protezione civile comunale.