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Basta con le morti sul lavoro, l'appello della Provincia
I sindacati: «Oggi è venuto il tempo di iniziare un percorso comune »
Un appello agli imprenditori della Provincia di Ascoli Piceno affinché si inizi a lavorare insieme sui temi della sicurezza.
L’altro giorno quattro, il giorno prima due, ed il giorno prima ancora altri quattro. Per un totale di oltre 1.200 morti l’anno (numero che, beninteso, è da qualche anno in discesa) e migliaia di feriti: un vero e proprio bollettino di guerra, quello che si è costretti a registrare circa le conseguenze nefaste di incidenti sul lavoro. Sempre tanti, sempre troppi, per una società che non ce la fa più a sopportare un fardello così pesante.
Ad iniziare dagli accorati appelli del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e giù giù sino all’ultimo sindacalista, politico o semplice cittadino-lavoratore, il tema della sicurezza sul lavoro e della prevenzione dagli infortuni è da tempo in cima alle agende, sia politiche che sindacali. E, vogliamo credere, anche degli imprenditori. Inclusi quelli che operano nel Piceno.
A tale proposito vogliamo lanciare un appello, affinché dalle parole di tutti, dette in questi giorni, in queste settimane così cupe e tristi, si possa passare a fatti concreti rispetto ad un maggiore impegno “sul campo” circa la prevenzione degli infortuni e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Abbiamo in precedenza più volte avuto occasione di affermare, ed oggi lo ripetiamo, che sulla sicurezza dobbiamo lavorare per un cambiamento culturale di approccio al problema. Da parte nostra l’impegno c’è stato e continua ad esserci: vorremmo però essere un po’ meno soli in questa nostra battaglia che è di civiltà.
Siamo convinti che sia giunto il momento di unire finalmente gli sforzi, anche quelli che i singoli imprenditori hanno profuso e continuano a farlo, per cercare di fare “massa critica” circa una tematica che ha bisogno di essere affrontata con la coscienza di chi crede nel valore universale del lavoro in rispetto alla tutela della vita umana. In tal senso, e facendo leva su questi principi, siamo a chiedere ai rappresentanti delle associazioni imprenditoriali presenti sul territorio della provincia ascolana, di lavorare insieme, istituzioni politiche e del lavoro, organizzazioni sindacali, imprenditori, Asur, Inail, affinché il territorio si doti di strumenti atti ad invertire drasticamente una situazione non più tollerabile per una società che si definisce evoluta.
Perché se il lavoro è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, un lavoro sicuro dovrebbe esserlo altrettanto ed a maggior ragione.
In attesa del nuovo Testo Unico, varato dal Governo e che sta per approdare alle Camere per la sua approvazione, che noi ci auguriamo avvenga il più presto possibile, quanti hanno la responsabilità non solo oggettiva ma anche morale di poter fare qualcosa per lenire il dramma degli infortuni sul lavoro (e quello delle malattie professionali, problema troppo spesso sottaciuto), debbono sentire forte il dovere di farlo. Così come dovremmo trovare gli strumenti per combattere più efficacemente il lavoro nero, sommerso e sottopagato.
Gli scriventi, insieme alle tre Asl della provincia, in tempi non sospetti sottoscrissero un Protocollo d’Intesa in tal senso, a cui però non si è mai aggiunta la firma (eppure tanto attesa) delle associazioni datoriali. Il tempo non è scaduto, ma anche senza quella tanto sospirata adesione, crediamo che oggi sia venuto veramente il tempo di iniziare un percorso comune che possa portare a dei risultati concreti in termini di maggiore prevenzione e maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, così come del resto sta accadendo per altri versi con il Tavolo di Programmazione Economica, che la Provincia ha ideato ed al quale tutti hanno aderito in nome di un comune obiettivo, quale quello di creare nuovo sviluppo territoriale beneficiando dello strumento della concertazione. La sicurezza sul lavoro è di per sé sviluppo, ed è un qualcosa che non s’inventa ma si costruisce investendo in formazione ed informazione. Si costruisce attraverso la valorizzazione del capitale umano, e si alimenta con contratti di lavoro duraturi e non certo con la precarietà. Gli infortuni rappresentano un dramma sociale e si combattono prevenendoli, ma la prevenzione deve essere assimilata come patrimonio culturale, ad iniziare dall’età scolastica. Noi ci stiamo provando da alcuni anni con il concorso “Al lavoro sicuri, per un sicuro lavoro”. Da domani vorremmo però essere un po’ meno soli a pensare che un altro mondo è possibile, senza lo stillicidio quotidiano di morti e feriti sul lavoro».