Marcaccio: «Per ora è stata identificata una sola specie di cianobatteri»
E' il confortante risultato a cui è giunta la prima fase del monitoraggio delle acque e dei sedimenti del lago di Gerosa frutto dell’apposita convenzione stipulata lo scorso anno dalla Provincia, l’Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento ARPAM di Ascoli Piceno, il Corpo Forestale dello Stato e il Consorzio di Bonifica dell’Aso. I risultati di questa prima tappa del lavoro, che saranno formalizzati a breve, sono stati anticipati la scorsa settimana in una riunione coordinata dall’assessore provinciale all’ambiente Massimo Marcaccio a cui hanno partecipato, oltre ai tecnici dell’ARPAM e dell’Istituto Superiore di Sanità e degli altri firmatari la convenzione, anche rappresentanti dei comuni di Montefortino, Montemonaco e Comunanza nei cui territorio si estende lo specchio acqueo, e del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ASUR 13 di Ascoli Piceno.
«Nei primi sei mesi di monitoraggio – spiega l’assessore Marcaccio - è stata identificata una sola specie di cianobatteri (“Planktothrix rubescens”) che può, potenzialmente, produrre tossine. Ma dalle analisi effettuate, ne sono state rilevate concentrazioni molto basse per cui, allo stato attuale, non si evidenziano rischi per la balneazione. Tra l’altro – aggiunge Marcaccio - il cianobatterio si sviluppa in acque fredde e quindi, con l’avvicinarsi dell’estate, il rischio dovrebbe addirittura diminuire».
Quanto alla possibilità di riaprire la pesca, dall’incontro è emersa la necessità di effettuare ulteriori analisi per poter escludere con certezza ogni rischio per l’alimentazione umana. Per questo Corpo Forestale dello Stato e Istituto Superiore di Sanità lavoreranno in stretto raccordo per le operazioni di prelievo e analisi di esemplari di fauna ittica con l’obiettivo di arrivare ad elementi certi prima della stagione estiva.
«Non posso che esprimere grande soddisfazione sia per la celerità a cui si è giunti a queste prime conclusioni sia perché finalmente abbiamo dati provati scientificamente sul reale rischio per l’uomo derivante dalle fioriture algali riscontrate nel lago di Gerosa negli ultimi anni. Ricordo comunque - conclude Marcaccio – che l’attività di monitoraggio prevista dal protocollo ha la durata di un anno e che l’ARPAM provvederà a informare tempestivamente l’ASUR e i Comuni interessati di ogni novità che dovesse emergere dal prosieguo delle analisi».