Università della pace, voce agli studenti

Università della pace, voce agli studenti

Intervenuto Lucio Caracciolo della rivista Limes

Hanno partecipato, oltre agli esponenti politici cittadini e ai rappresentanti della provincia, i ragazzi delle scuole medie e superiori. I giovani sono stati i protagonisti del dibattito, cominciato con una proiezione di un documentario del network inglese Bbc dedicato alla tragedia dei bambini-soldato in Uganda. Un filmato crudele ma reale, ricco di testimonianze e storie. Sulla scia di questo contributo, i ragazzi hanno presentato i lavori che hanno preparato nell'ultimo anno, poesie, racconti e ricerche sul tema della pace. Gli sudenti delle scuole medie e dei licei cittadini hanno potuto offrire, in questo modo, un contributo significativo con l'approfondimento di temi importanti, come il desiderio di pace e la lotta a ogni guerra.
Ascoli, in questo, si è dimostrata una città privilegiata: dopo l'approvazione della legge regionale, nel 2002 è stata scelta per ospitare questa nobile Università, che ha come finalità la promozione dei diritti umani, di una cultura pacifista e contribuire ad un clima di solidarietà.
Ospite illustre del forum Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes.«Il mio contributo di giornalista – ha detto il direttore – consiste nello spiegare chi combatte le guerre e perchè. Spesso non è facile capire tutto ciò che si nasconde dietro queste dinamiche e non c'è possibilità di pace senza la passione per la conoscenza».
Parlando delle organizzazioni governative che cercano di contrastare gli abusi dei dittatori o comunque dei gruppi di miliziani irregolari, Caracciolo ha detto che «l'Onu non funziona. La pace spesso resta sulla carta – ha detto Caracciolo agli studenti- perchè frutto di sporchi compromessi. L'idea di un'organizzazione di nazioni nata per sciogliere i conflitti era nobile, più di 60 anni fa, ma dobbiamo interrogarci sugli interessi che hanno le stesse nazioni nelle guerre, anche e soprattutto quelle dimenticate».
Per questo tutti noi dobbiamo avere la possibilità di conoscere i fatti e ribellarsi, ma è possibile? «Guardiamo il continente africano - ha chiuso il suo intervento il direttore di Limes – è visto dai grandi mezzi di comunicazione di massa come un continente di estrema povertà e nulla più. Sono troppe le guerre (Darfur, Algeria, Uganda solo per fare alcuni esempi), che non hanno spazio nell'informazione quotidiana. Chi non ha voce non ha spazio». Ribelliamoci, insieme.