E poi, anche dalle nostre verifiche". Questo il commento di Legambiente alla dura presa di posizione del CIIP di Ascoli Piceno che, attraverso un comunicato stampa, ha accusato l’associazione ambientalista di superficialità, ignoranza e parzialità per i numeri resi noti in un recente rilancio dei dati relativi alle perdite delle reti idriche in Italia. Dati già pubblicati nella ricerca Ecosistema Urbano 2007 di Legambiente.
“Non intendiamo – prosegue la nota dell’associazione - rispondere a quello che consideriamo uno sfogo, ma confermiamo ulteriormente che il metodo di calcolo utilizzato è identico per tutti e 103 i capoluoghi di provincia italiani, ovviamente in alcuni casi, come in quello delle perdite di rete di Ascoli Piceno, avere dati più dettagliati e riferibili al solo capoluogo di provincia, come da noi richiesto nelle schede inviate, avrebbe probabilmente portato a un dato differente dal 61% segnalato nel rapporto finale”.
“Il malinteso molto probabilmente nasce – prosegue la nota di Legambiente - dal fatto che si conosce solo parzialmente il lavoro che viene fatto per arrivare alla pubblicazione dei dati che costituiscono il rapporto Ecosistema Urbano. Entrando nel dettaglio il dato relativo alle perdite di rete attribuito a Ascoli Piceno viene elaborato come quelli di tutte le altre città capoluogo, cioè: considerando la ridotta disaggregazione dei dati in nostro possesso, provenienti comunque da fonte comunale, una stima delle probabili perdite assume che la quota di acqua immessa in rete e non consumata per usi civili (domestici, servizi, usi pubblici e usi gratuiti), industriali ed agricoli sia, in qualche modo, perduta. Sono poi – prosegue la nota di Legambiente - implicitamente considerati alla stregua di vere e proprie perdite dovute al cattivo funzionamento della rete acquedottistica anche: eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi, l’acqua non fatturata e non contabilizzata come gratuita, furti e prelievi abusivi, ecc.. In questa edizione di Ecosistema Urbano, nel tentativo di ridurre il margine di errore e di ovviare ad alcune inconsistenze nei dati dell’acqua prelevata (in alcune circostanze interpretata come la sola acqua prelevata nel comune) si è deciso di considerare l’acqua immessa in rete e non quella prelevata. Ovviamente tutti i passaggi sono stati poi verificati direttamente con il comune o l’ente competente, compreso quello di Ascoli Piceno. In particolare – conclude la nota di Legambiente - poiché i dati di acqua prelevata e immessa forniteci si riferivano all’intero bacino e per gli anni precedenti non erano disponibili dati di confronto e poiché i dati erano comunque anomali (perdite alte e soprattutto consumi molto bassi: circa 104 ll/ab/gg) abbiamo provveduto a fare una stima “pesata” dell'acqua prelevata ed immessa in proporzione agli abitanti della sola Ascoli Piceno. Procedimento poi correttamente comunicato e verificato verbalmente anche con l’Ente competente.”